L’Italia esporta buone pratiche in materia di raccolta differenziata. A portare avanti la sperimentazione in merito alla frazione organica il Consorzio Italiano Compostatori. Per saperne di più abbiamo intervistato Michele Giavini, esperto senior del CIC.
Come è nata la collaborazione italo-newyorkese?
Da tempo noi del CIC conoscevamo il programma di sviluppo della raccolta differenziata dell’umido a New York e molti tecnici del NYC Department of Sanitation (DSNY) avevano visitato, in diverse occasioni, Milano per studiare a fondo il modello italiano. In particolare Samantha MacBride, Director of Research and Operations, è in stretto contatto con noi. Conoscendo i bassi livelli di intercettazione dell’umido a New York, lo scorso anno, nel corso di una conferenza a Baltimore, ho proposto, per conto del CIC, al DSNY e a Novamont North America una prova per verificare quali fossero le caratteristiche dal nostro modello che avrebbero potuto assicurare una maggior partecipazione dei cittadini nella raccolta. La proposta è stata accolta con entusiasmo e così è nata la collaborazione.
Quali sono stati i risultati?
I risultati sono stati interessanti. Sei diversi palazzi della zona residenziale di Stuyvesant Town a Manhattan hanno testato diverse conformazioni del modello. Ai residenti dell’edificio 6, ad esempio, sono stati consegnati secchielli areati, sacchetti compostabili ed un bidone per l’organico è stato collocato in ogni pianerottolo vicino alla canna di caduta del rifiuto indifferenziato: in questo edificio è stato registrato un aumento del 400% di raccolta dell’umido un dato superiore alle nostre aspettative. Pur arrivando, con questo sistema, ad intercettare il 60-70% dell’umido totale, quello che ci ha però stupito è stata la scarsa quantità di rifiuti organici prodotti, rispetto ai nostri valori: questo significa che i newyorkesi hanno abitudini alimentari diverse dalle nostre (pranzo e cena fuori casa etc.).
La collaborazione proseguirà?
Continueremo a collaborare con il DSNY in termini di scambio di esperienze e di buone pratiche. Oltreoceano vi è molto interesse a sviluppare soluzioni per i condomini molto alti (i c.d. “high rise buildings”) nei quali si sperimentano innovazioni come le canne di caduta suddivise in 3-4 flussi per poter separare comodamente senza dover scendere nel locale pattumiera.
Che campagne di informazione e comunicazione sono state attuate?
Con Rei Moya, Resident Manager di StuyTown, abbiamo scelto di utilizzare un metodo semplice di coinvolgimento dei cittadini, già testato in Italia: la consegna porta a porta del materiale informativo. Nel caso base, si distribuiva un semplice volantino che ricordava che la raccolta dell’umido era già attiva da tempo nel locale rifiuti e questo non ha generato nessun aumento della quantità raccolta. Nel caso più avanzato, invece, è stato distribuito gratuitamente un secchiello areato e sacchetti compostabili, come nel modello italiano, ed anche un bidone dedicato in ogni piano, svuotato giornalmente dal personale di pulizia.
Vi è differenza con le campagne di informazione seguite dal CIC in Italia? Cambiando Paese e cittadini l’approccio è stato diverso?
L’approccio della campagna informativa è stato identico a quello attuato in Italia dai Comuni più attenti alla comunicazione (consegna porta a porta dei kit). Riteniamo, però, che la differenza di mentalità sia notevole: in Italia, quando il Comune decide una strategia di raccolta differenziata, il cittadino, nel bene o nel male, la segue e la accetta come “obbligatoria”. Negli Stati Uniti, invece, non si impone un modello da seguire, ma, al contrario, si tutela il diritto del cittadino ad operare una libera scelta personale anche in materia di rispetto dell’ambiente.