Può un festival musicale occuparsi di ambiente e “comunicare” una risorsa naturale qual è il fiume? Certo che sì. Ed è ciò che è successo ad Alba, provincia di Cuneo, grazie al Tanaro Libera Tutti (TLT).
Il festival, che si dice “orgogliosamente provinciale” e che si è tenuto il 13 e 14 luglio, ha dedicato una conferenza al Tanaro, il fiume che dà il nome al parco pubblico nel quale sono stati ambientati concerti, workshop e laboratori. Più che una conferenza, un incontro tra diversi esperti di Tanaro: geologi, tecnici, registi, antropologi, tuffatori. Tutti insieme per raccontare ciascuno un pezzo di Tanaro da una diversa angolazione, che non sia solamente quella – come spesso accade – del fiume come “pericolo”, capace di generare alluvioni o frane.
Così grazie all’acume degli ospiti – e degli organizzatori: La Casa Rotta e Chiamatemi Ismaele – il fiume ha ritrovato per un giorno uno spazio differente nell’immaginario delle persone: un fiume che nei millenni si è scavato un percorso, che ha dato lavoro a intere comunità, le quali hanno basato la propria economia sulla pesca fluviale, un fiume nel quale ci si è fatti il bagno a Ferragosto (cosa che non capita più, purtroppo, anche se – spesso ce lo dimentichiamo – rimane pur sempre un canale di comunicazione per le specie animali e quindi flora e fauna continuano a prosperare), un fiume sottoposto alle violenze degli scarichi industriali (per fortuna ora più contenute), un fiume insomma che ha modellato usi e costumi di una comunità che oggi però, quel fiume, se l’è dimenticato per ricordarsene solamente quando straripa.
Il Tanaro ha ancora bisogno di essere raccontato e comunicato da una visione non più catastrofista ma antropologica, culturale, simbolica, naturale. Per questo, alla conferenza è seguito un workshop sul fiume, un laboratorio di scrittura fluviale curato dal collettivo Chiamatemi Ismaele. Un laboratorio “torrenziale”, come lo hanno definito gli organizzatori, capace di liberare coscienze e ispirazioni…