Il 3 dicembre, è iniziata, a Katowice, la capitale della Slesia, in Polonia, la COP24, ventiquattresima Conference Of Parties, e durerà fino al 14 dicembre. L’obiettivo di questo incontro è la creazione di un “Rulebook”, ovvero un documento con delle linee guida maggiormente pratiche e tecniche per dare applicazione all’accordo di Parigi, estremamente importante, ma, per ora, una mera dichiarazione di intenti. Tra questi, si è convenuto sul limitare al di sotto di due gradi centigradi, e possibilmente entro 1,5 gradi, l’aumento della temperatura media globale. Un risultato importantissimo. Tale accordo sarà attivo dal 2020. A Katowice non sono presenti tutti i leader mondiali, ma delle delegazioni di rappresentanza: la ragione è da ritrovarsi nel fatto che questa conferenza non sia considerata dai più un evento storico, né di grande portata simbolica, ma “semplicemente” un “passaggio tecnico” dopo Parigi.
Tra gli altri obiettivi enunciati alla COP21 ve n’è uno, che è particolarmente importante per noi, ovvero l’introduzione di misure per dare una maggiore applicabilità all’articolo 6 della UNFCC (United Nations Framework for Climate Change), frutto della COP di Rio del 1992, il quale si concentra nella parte b, proprio sulla cooperazione allo sviluppo:
Cooperare e promuovere, a livello internazionale, dove appropriato, utilizzando I seguenti canali: (i)lo sviluppo e lo scambio di materiale educativo, pubblico e informativo sul cambiamento climatico e i suoi effetti e (ii) lo sviluppo e l’implementazione di programmi educativi e di trasferimento di competenze pratiche, compreso il rafforzamento delle istituzioni nazionali e lo scambio o il trasferimento di personale atto a formare esperti nel campo, in particolare nel caso delle nazioni in via di sviluppo. (link per testo originale: https://unfccc.int/resource/docs/convkp/conveng.pdf ; pag. 10)
Il progresso fatto nel 2015 con la COP21 riguarda l’introduzione di NDCS (Nations Determined Contributions), ovvero delle misure volte alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e all’adattamento delle economie al cambiamento climatico. Tale contributo può essere un impegno generico, nazionale, oppure rivolto a degli specifici progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo. Essi devono essere approvati e il loro svolgimento monitorato regolarmente dalla stessa UNFCC, la clausola è che questi risultino efficaci nell’ambito dell’educazione e la sensibilizzazione sul cambiamento climatico. Ad essere incentivati sono soprattutto progetti non “market-based”, ovvero guidati esclusivamente da logiche di mercato. Le procedure, i meccanismi saranno, si spera, formalizzati e resi operativi proprio con la COP24.
Inoltre, l’“educazione” promossa dall’articolo 6 deve avvenire innanzitutto nei paesi che promuovono lo sviluppo; solo in seguito si può pensare di esportare delle pratiche virtuose altrove. Ciò su cui i membri della UNFCC si sono espressi più volte è l’importanza di un’educazione informale, ovvero con canali diversi dalla scuola, che coinvolgano l’intera comunità in cui si porta una pratica. Questo tipo di cooperazione è quella che effettivamente può produrre una reale sensibilizzazione sulle tematiche del cambiamento climatico.
Occorre non dimenticare che I paesi detti “in via di sviluppo” si trovano spesso in condizioni climatiche, date dalla posizione geografica, molto svantaggiose rispetto alle nostre. Per questo, risentono in maniera maggiore e visibile del cambiamento climatico. Nel caso della Tunisia per esempio, dove si svolge il nostro progetto di cooperazione Green Oasis For Tozeur Governorate, il pericolo maggiore derivante dal cambiamento climatico è la desertificazione del suolo e la scomparsa delle Oasi, fonte primaria di sostentamento e motore dell’economia tunisina.
Speriamo dunque che, con l’applicabilità dell’Accordo di Parigi attraverso l’agognato Rulebook, tali NDCs possano effettivamente essere utilizzate a sostegno di progetti di sviluppo come il nostro! Non resta che ridarci appuntamento al 14 di dicembre per scoprirlo.
Di Anna Filippucci