“Capire il cambiamento climatico” è la mostra a Milano sul tema del riscaldamento globale aperta al pubblico dal 7 marzo al 26 maggio 2019, presso il Museo di Storia naturale. I curatori la descrivono come “uno spazio esperienzale che porta alla scoperta delle cause e degli effetti del riscaldamento globale”, attraverso “209 scatti realizzati dai maestri della fotografia di National Geographic”.
Il percorso espositivo offre installazioni digitali, olfattive, sonore e postazioni interattive suddivise in tre momenti: esperienza, consapevolezza e azione.
Nelle prime due sale il visitatore è accolto da grandi video-pareti sui cui schermi scorrono immagini suggestive che suscitano stupore ed emozioni: la barriera corallina è quella che ha accolto me al mio arrivo. Ma a questo quadro idilliaco si contrappongono immagini di catastrofi dovute al cambiamento climatico: ad esempio l’inquinamento delle fabbriche (una scelta un po’ retrò, se mi posso permettere, dato che lo smog è più che altro invisibile agli occhi. Però fa capire l’idea).
Interessante l’idea di far raccontare i drammatici mutamenti in corso a quattro testimoni, uno per ogni elemento, attraverso quattro installazioni che si accendono nel momento in cui il visitatore si avvicina: un orso polare per il ghiacchio, una tartaruga per l’acqua, un elefante per la terra e un uomo per la plastica.
La terza e ultima sala è quella dedicata alla consapevolezza e, in modo indiretto, all’azione. Attraverso pareti alte 3 metri con infografiche, illustrazioni e postazioni interattive, il visitatore può cimentarsi in una serie di quiz attraverso i quali valutare quanto le proprie scelte e il proprio comportamento influiscono sull’ambiente. Da questa consapevolezza scaturisce la possibilità di cambiare atteggiamento, e quindi si passa all’azione.
Il messaggio è chiaro: noi siamo gli artefici del nostro futuro. Grazie alle nostre scelte possiamo arrestare il cambiamento climatico.
O forse non è solo così? Insomma, il messaggio è semplice, ma forse persino troppo. Non fraintendetemi: avercene di mostre così. Ogni museo di scienze o storia naturale dovrebbe dedicare una sala ai temi del clima che cambia. E le immagini scelte da questa sono davvero suggestive.
Però il rischio è di concentrare il messaggio troppo sul singolo. E’ vero, le nostre scelte individuali influiscono sull’insieme ma la storia insegna che laddove non arriva il singolo, sono le governance illuminate a dover imporre delle regole. Benché negli ultimi trent’anni le cose siano cambiate – in genere in meglio – per quanto riguarda l’educazione ambientale, nessun governo ha imposto – per fare un esempio – alle aziende fornitrici di energia di produrre elettricità a partire solo da fonti rinnovabili. Certo, questo aspetto si sta incrementando, ma attendiamo con ansia un cambio di paradigma epocale.
Possiamo dire il messaggio della mostra è più rivolto ai “negazionisti”, a quelli che ancora pensano che l’ambiente non stia subendo delle modificazioni a causa dei comportamenti umani. Per quelli che invece hanno capito come stanno le cose, la mostra non offre particolari spunti.
Questo fa supporre, per concludere, che la mostra sia ottima e che siamo noi, sul tema del clima, ancora – e purtroppo – clamorosamente indietro.
Di Maurizio Bongioanni