Guerre di brand name e restyling di immagine. L’anno nuovo si preannuncia per la multinazionale dell’hamburger McDonald’s alquanto intenso.
Il colosso statunitense, in alcuni paesi europei, sta gradualmente modificando lo sfondo del suo marchio. Da rosso, colore che lo contraddistingue da sempre, a verde per sottolineare il suo impegno a favore della natura e dell’ambiente. I famosi archi oro sono già stati adagiati sul rinnovato sfondo nei McCafè di Regno Unito, Francia, Germania e Svizzera.
Nuovi prodotti, tecnologie innovative e design costantemente rimodernati sono i tre elementi cardine su cui si incentra la strategia marketing di McDonald’s. Il rinnovamento, ora, abbraccia anche la comunicazione, attraverso una nuova combinazione di colori del logo che vuole riflettere le scelte qualitative di McDonald’s, trasmettendole all’esterno a un consumatore che, nemmeno a dirlo, strizza l’occhio all’ambiente. Per qualcuno potrebbe essere una scelta azzardata, dal momento che la catena di fast food è da sempre nel mirino degli ambientalisti.
A vegliare sul logo McDonald’s un attento gruppo di legali che, con una lettera inviata al centro di Rivoli, cittadina nell’hinterland torinese, ha diffidato il signor Graziano Scaglia, 39 anni, allevatore, colpevole di aver aperto “Mac Bün Slow Fast Food” (in piemontese “Solo Buono”), un’agri-hamburgeria in cui si servono panini di carne dei suoi animali, verdure e formaggi delle imprese agricole del territorio, pane artigianale e vino del Monferrato. Secondo gli avvocati della famosa catena, Mac Bün ricorderebbe troppo il nome del loro cliente. Se poi questa nuova attività, ottimo esempio di filiera corta, riscuote un buon successo arrivando a servire fino a 300 hambuger al giorno, la disputa potrebbe farsi ancora più agguerrita. E dunque, si tratta solo di uno scontro di brand o il gigante della polpetta teme altro? A tal proposito viene subito in mente la storia della focacceria di Altamura (Bari), diventata leggenda, soprattutto grazie ai media, oltre che soggetto cinematografico. Per quanti ne fossero ancora all’oscuro, tutto è cominciato nel 2001, quando il signor Luca Digesù ha aperto una panetteria a fianco del nuovo McDonald’s con la speranza di intercettarne i clienti. La lotta è durata un anno e mezzo e poi la multinazionale ha dovuto chiudere a favore de “l’orgoglio enogastronomico locale”: pizze, focacce e friselle.
Aspettando che si concluda la disputa tra marchi, l’agri-hamburgeria ha aperto con una versione censurata del proprio logo: “M** Bün”. E mentre i fatturati continuano a crescerere, non possiamo negare che chiunque si metta contro McDonald’s, almeno in Italia, non può far altro che essere irradiato dalla sua aura epica. Forse il signor Scaglia se ne era già accorto: canzonando il grande colosso non ha fatto altro che guadanarci in notorietà. Ma lui smentisce: «Non immaginavo certo di scatenare questa polemica internazionale nè ho mai pensato di mettermi in concorrenza con una multinazionale. Ho solo utilizzato un intercalare molto comune del nostro dialetto. La scelta è stata dovuta al fatto che siamo molto legati al nostro territorio. Infatti, anche i nomi dei panini sono in Piemontese. Noi siamo lavoratori e non ci occupiamo di affari legali. Quindi, al momento, rimaniamo censurati. In futuro si vedrà».