L’Osservatorio di Mauna Loa, situato alle Hawaii e parte della rete internazionale di siti per il rilevamento continuo dei gas serra, il Global Greenhouse Gas Reference Network, sin dagli anni ’50 ha monitorato e raccolto dati riguardanti i cambiamenti atmosferici. La posizione isolata, l’assenza fonti di emissioni vicine, e la minima presenza umana e vegetale sono gli elementi ideali che permettono a questo centro di ricerca atmosferico di documentare, in maniera estremamente precisa e neutrale, i dati atmosferici riguardanti i cambiamenti climatici.
I risultati ottenuti in seguito al monitoraggio (come ci potremo aspettare) sono allarmanti quantomeno: nel 1958, le prime misurazioni fatte a Mauna Loa documentavano a 315 parti per milione la concentrazione di CO2 nell’atmosfera; all’inizio della rivoluzione industriale era a 280, nel 2013 a 400 parti per milione. Ciò significa che il livello di anidride carbonica non ha fatto altro che aumentare nei decenni passati.
Un fatto importante è che, mentre il tempo cambia giornalmente, il clima lo fa nel lungo periodo. È importante quindi, per analizzare la gravità della situazione dell’atmosfera e la sua evoluzione, mostrare sempre dei dati comparati: solo analizzando la variazione di anno in anno, come fa l’osservatorio di Mauna Loa, si possono ottenere dei dati significativi. Utilizzando questo genere di approccio e prendendo in considerazione tutti i fenomeni conseguenti all’aumento dell’anidride carbonica nell’aria (gli eventi catastrofici, l’aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, la siccità…), il Professor James Hansen, docente alla Nasa, ha concluso che una concentrazione accettabile e sostenibile nel tempo lungo di CO2 nell’atmosfera sarebbe di 350 parti per milione.
Come rendere queste informazioni accessibili al grande pubblico? Ci ha pensato The Guardian, il quotidiano britannico, che, seguendo il consiglio del lettore Daniel Scharf ha deciso di pubblicare, tutti i giorni, nella pagina dedicata al meteo anche i dati riguardanti il cambiamento climatico ricavati dall’Osservatorio di Mauna Loa. Da inizio aprile, i lettori, oltre a potersi informare sulla possibilità di organizzare un picnic il giorno seguente, potranno farsi un’idea dell’evoluzione (saranno infatti pubblicati i dati comparati di quest’anno e l’anno scorso) del livello di CO2 nell’atmosfera.
“People need reminding that the climate crisis is no longer a future problem – we need to tackle it now, and every day matters.” (traduzione: “Le persone devono rendersi conto che la crisi climatica non è più da considerarsi un problema futuro – dobbiamo affrontarla, e ogni giorno fa la differenza.”). Così Katharine Viner, caporedattrice del The Guardian, motiva l’iniziativa.
Per concludere, si tratta sicuramente di un’iniziativa di comunicazione ambientale molto innovativa e d’impatto: le previsioni del tempo interessano a tutti, si tratta di una sezione visitata indipendentemente dagli interessi dei lettori. Di conseguenza, la visibilità di queste informazioni sarà massima. C’è da sperare che i media italiani prendano esempio dall’iniziativa!
Di Anna Filippucci