Dall’incontro del magico mondo del Cinema con l’impegno per l’ambiente nasce il Green Drop Award. Il premio, giunto all’ottava edizione, viene conferito da Green Cross Italia al film, tra quelli in gara della selezione ufficiale alla mostra internazionale del cinema di Venezia, che meglio interpreti i valori dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, con particolare riguardo alla conservazione del Pianeta e dei suoi ecosistemi per le generazioni future, agli stili di vita e alla cooperazione fra i popoli. Per saperne di più e per farci svelare alcune novità dell’edizione 2019, abbiamo intervistato Marco Gisotti, giornalista ambientale, divulgatore scientifico e direttore del premio.
Come nasce il Green Drop Award?
Innanzitutto, svelo un retroscena personale. Sono da sempre un grande appassionato di cinema che, ritengo, non solo uno strumento di “intrattenimento” ma uno straordinario veicolo di informazione. Venezia poi, è il festival cinematografico più importante in Italia e il più antico del mondo. Quindi quale miglior platea della mostra del cinema per provare ad usare il medium cinematografico per parlare di temi che solitamente, purtroppo, rimangono troppo spesso marginali?!
Nella motivazione del premio si parla anche di “generazioni future” e di “cooperazione tra i popoli”, un messaggio che va oltre un impegno “green” del momento…
Le finalità del premio sono sicuramente quelle di allargare l’attenzione verso la precaria salute del Pianeta. Quella climatica è la più grande emergenza che ci troveremo ad affrontare. Anche se molti di noi non se ne sono ancora accorti. Ma i nostri obiettivi vanno oltre il lanciare l’allarme. Vogliamo richiamare, in modo propositivo, i temi della green economy, i lavori verdi l’economia circolare e, al contempo, un diverso modo di ridisegnare i rapporti tra i popoli con al centro i valori di solidarietà e cooperazione, principi fondanti di Green Cross Italia che promuove il premio. Come recita il famoso rapporto Bruntland “Our Common Future” “non può esserci giustizia ambientale senza giustizia sociale”.
Le diverse giurie son riuscite, in ogni edizione, a trovare un film che rispondesse a tutti questi alti parametri?
Ci siamo posti anche noi questa domanda quando abbiamo deciso di istituire il premio. La risposta è arrivata direttamente in sala. Di anno in anno abbiamo visto aumentare il numero dei film premiabili, con una oggettiva difficoltà di scelta. Tant’è che nel 2016 siamo dovuti ricorrere a un ex equo.
Il film, tra i premiati che più le è rimasto nel cuore?
Sono davvero tanti i film dallo spirito green e solidale che abbiamo avuto l’onore e il piacere di premiare a Venezia. Ma citerei il primo che, come dice anche il detto, non si scorda mai. La quinta stagione, (La Cinquième saison di Peter Brosens e Jessica Woodworth), un vero capolavoro, nel quale – rotto il “patto tra natura e uomo – l’ecosistema si “ribella”, scompare l’alternarsi delle stagioni e questo porta anche la società a disgregarsi. Senza equilibrio con la natura non vi può essere equilibrio neanche tra gli uomini. E non posso dimenticare che in quell’anno in giuria c’erano Ermanno Olmi e Ugo Gregoretti!
Il premio conferito è una goccia di vetro dall’alto valore simbolico per la natura
Il Green Drop Award, come recita il nome stesso, è a forma di goccia, che simboleggia l’acqua, l’oro blu, il bene primario che stiamo rendendo inaccessibile a molte popolazioni, con danni per l’ecosistema e i suoi abitanti che, forse, non riusciamo nemmeno a calcolare. Il premio è una vera opera d’arte forgiato dal maestro Simone Cenedese che tramite il fuoco modella il vetro. All’interno vi è l’aria e della terra che ogni anno viene da una parte del mondo diversa, come testimone dei propri luoghi d’origine.
È un premio che possiamo definire “pessimista” o “ottimista”?
Lo scrittore ambientalista Lester Brown ha detto una volta che non abbiamo più tempo per essere pessimisti: potremmo dire che la Mostra del cinema di quest’anno è la più importante di sempre per lanciare un messaggio di allarme ma anche di speranza: di cambiamenti climatici ma anche di lotta per contrastarli e contenerli. Quel che vogliamo è costruire il futuro che hanno in mente Greta e gli altri ragazzi di FFF, l’unico possibile per l’umanità su questo Pianeta.