La diversità biologica e culturale raccontata attraverso un maestoso murale nel cuore del quartiere multietnico di Torpignattara a Roma
Passeggiando tra le vie del quartiere romano di Torpignattara sarà impossibile non far caso ad “Herbarium”, un murale che copre un’intera facciata di uno dei tanti palazzi residenziali della zona. Erbe, fiori, piante e frutti disegnati dall’artista Tellas (e non solo) che, come una pagina di un erbario, raccontano la diversità biologica legata alle tante culture che si intrecciano nel quartiere a sud-est della Capitale. L’opera ha preso vita l’estate scorsa ed è il frutto del bando “Prendi Parte! Agire e pensare creativo”, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Un gruppo di giovani tra i 18 e i 29 anni ha proposto il progetto vincitore “Space Tor Pignattara” ed ha così dato vita ad Herbarium: un tocco rigenerante per l’edilizia del quartiere e un’efficiente strategia di comunicazione e sensibilizzazione ambientale. Chiara Braidotti, che si è occupata di tutti i testi relativi al progetto, ci racconta l’esperienza e il significato dello stesso.
Salve, come è nata l’idea di dar vita a questo originale progetto?
Il progetto scaturisce dalla collaborazione tra Wunderkammern, Melting Pro ed Ecomuseo Casilino, gallerie e associazioni che hanno coinvolto Tellas e selezionato tramite una call 15 artisti con cui realizzare il murale. Il progetto del muro vero e proprio è il frutto delle menti e delle penne di tutti noi. Dopo l’introduzione a Torpignattara ad opera di Claudio Gnessi, dell’Ecomuseo, e altri esperti del quartiere, abbiamo individuato nella quantità di comunità straniere e nella loro cucina tradizionale un segno distintivo del quartiere stesso. Dalla proposta iniziale di Tellas di lavorare su piante autoctone per popolare la parete di sagome, come fosse la pagina di un erbario, siamo giunti alla scelta di introdurvi anche piante tipiche dei paesi d’origine e delle ricette tradizionali delle varie comunità dell’area.
In cosa consiste esattamente il murale?
Vista la difficoltà di introdurre un murale imponente in un quartiere ricco di peculiarità e contraddizioni come Torpignattara senza tradirne la natura, la soluzione è stata affidarci alla natura stessa. Herbarium si stende come la pagina di un erbario posta tra campagna e città, testimone di un confine che il lavoro vorrebbe trascendere, tra natura e cultura. Come un’antica stampa cianotipo, Herbarium raccoglie uno accanto all’altro frutti, erbe, semi che nel quartiere già coesistono, simbolico segno delle comunità che utilizzano tali piante quotidianamente nelle loro ricette tradizionali. Ci pare infatti che Torpignattara spicchi fra i quartieri della Capitale per la profondità con cui le varie comunità che vi abitano si siano radicate nell’area, da quella Bangladese a quella Calabrese, fra le prime a porre dimora qui. Abbiamo voluto rappresentarle attraverso i sapori delle loro cucine, fornendo di ogni ingrediente il nome latino, in un elenco libero da gerarchie, in “disordine alfabetico”.
Oltre a essere un’opera che ha un forte impatto riqualificativo sul quartiere è anche un progetto che punta a sensibilizzare le persone?
Prima di tutto e principalmente, Herbarium è. Il muro esisteva, stava là, al n. 110 di via dell’Acqua Bullicante, già da un po’. La sua funzione architettonica continua a essere quella di separare l’esterno dall’interno degli appartamenti della palazzina, di delimitare uno spazio, porre un confine. Strutturalmente, nulla è cambiato. La comparsa di Herbarium, come di un altro murales, disturba però il fluire del passante abituale, gli impone forse per la prima volta di guardare il muro, il palazzo, il luogo dove appare, piuttosto che scivolarvi accanto. Herbarium è una crepa nel muro del quotidiano attraverso cui sbirciare, il tentativo di ribaltamento della funzione di chiusura del muro. Herbarium è una finestra che si apre sulla natura del quartiere. Guardarvi attraverso per riconoscere qualcosa di sé stessi, un omaggio alla cianotipia o un cenno alla diversità ambientale e culturale, che certamente vanno salvaguardate, è e resta una scelta individuale, dettata dalla sensibilità di ognuno.
Cosa ne pensate del ruolo dell’arte nella comunicazione ed educazione ambientale?
Per quanto mi riguarda, non vi è niente di più urgente della questione ambientale e nulla di più fondamentale della (buona) comunicazione, per la specie umana come per le altre. Rispetto al rapporto tra arte ed educazione, alcune amiche conosciute durante il progetto saprebbero rispondere molto meglio di me. Io mi limito a dire che l’arte contemporanea, che ci faccia direttamente i conti o meno, non può essere avulsa dal contesto in cui si sviluppa.
Di Simone Valeri