Di fronte ad un buon branzino nel piatto non si può dire di no, eppure dovremmo pensarci due volte prima di fiondarci a prendere coltello e forchetta. Ce lo dice ConsuMare Giusto, un programma attivo dal 2007 volto a promuovere un consumo sostenibile del pesce. Come spesso ci viene ricordato da giornali e tv, la fauna ittica sembra impoverirsi quotidianamente a causa di metodi di pesca ad alto impatto ambientale e da una caccia al pesce senza regole, ad alto rischio per la sopravvivenza di una specie. Ecco che progetti come ConsuMare Giusto ci aiutano a comprendere meglio questi avvenimenti.
L’esperienza di ConsuMare Giusto nasce a Torino da tre biologi marini, che si occupano di divulgazione scientifica e lavorano presso ELOR DSC, con l’intento di informare la gente su un argomento che purtroppo è vittima di tanti dubbi e perplessità. Dopo un paio d’anni trascorsi a studiare che cosa i canali di informazione fornissero su questa tematica sono partiti con questo interessante progetto: “all’inizio ovviamente abbiamo fatto qualche errore, poi abbiamo iniziato a far cenare le persone: abbiamo collaborato con alcuni ristoranti, facendo assaggiare agli ospito pesci alternativi rispetto alle loro normali abitudini e facendo capire loro che da subito era possibile mangiare qualcosa di diverso – dice Daniele Tibi, referente del progetto – il secondo passo è stato rispondere concretamente alle domande che ci venivano poste dalla gente, tipo dove andare a reperire una certa qualità di pesce, piuttosto di sapere se era possibile trovarlo direttamente al supermercato sotto casa, oppure come fare a sostenere la piccola pesca portata avanti con metodi tradizionali”.
Gli ideatori di ConsuMare giusto hanno prontamente reagito alle richieste, creando una rete di pescatori e pescherie in Liguria e in Emilia e appoggiandosi a gruppi d’acquisto di Torino: si è creato così canale di comunicazione consumatori e produttori che ha portato nel capoluogo piemontese specie ancora sconosciute. “Siamo molto orgogliosi di aver fatto anche mangiare i bambini, – continua Tibi – è una grande conquista! Per le famiglie abbiamo proposto un’esperienza di piazza facendo giocare i bambini mentre nelle scuole abbiamo portato alcune attività didattiche. I bambini sono un ottimo “strumento” perché sono quelli che trascinano il cambiamento. Per il futuro vorremmo anche coinvolgere le mense, vera e propria maglia nera per quanto riguarda la sostenibilità nel pesce, insieme a loro vorremmo cercare delle soluzioni”.
Far conoscere questo progetto, però, all’inizio si è rivelato un po’ difficoltoso “Abbiamo fatto un tentativo di video virale, ma l’esperimento che non ha funzionato molto anche a causa del badget scarso. Non c’era ancora un tessuto di gente che potesse diffondere il video e non ha avuto l’effetto che pensavamo. Per ora i social network sono le nostre principali piattaforme: la nostra pagina di Facebook è attivissima ed è stato il volano che ha fatto conoscere il nostro sito, in un mese abbiamo avuto 700 visitatori unici. Utilizziamo anche Twitter per reperire informazioni e tra poco partirà anche un profilo Linkedin. Certo che usare solo Facebook è un po’ difficile per farci conoscere, anche perché richiede un impegno costante, però ci ha regalato molti visitatori”.
Nelle pagine del sito si possono trovare informazioni particolareggiate riguardo metodi di pesca e allevamento, con pro e contro di ognuna di loro, in modo da comprendere rischi e benefici ed essere consapevoli di che cosa si sta per addentare. E’ possibile anche consultare una guida al pesce con un elenco delle specie da evitare, le alternative e ciò che invece è possibile acquistare tranquillamente. Naturalmente, essendo il pesce un alimento essenziale della dieta mediterranea, non mancano neppure consigli per magiare un filetto “sostenibile”. Buon appetito!