Dal 17 novembre 2020, è disponibile gratuitamente online la seconda edizione della guida linguistica e scientifica “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”. A presentarla dettagliatamente è Tommaso Orusa che, insieme a Marco Bagliani e Gianni Latini, ha curato il progetto coordinato da Agorà Scienza, Università di Torino e UniTo Green Office, coinvolgendo collaboratori provenienti da enti di ricerca altamente specializzati sul tema. Orusa, dottore forestale e nivologo, ci racconta il progetto «nato prima come un ciclo di seminari aperti alla cittadinanza per spiegare il cambiamento climatico a tutto tondo, dalla scienza alla letteratura», con lo scopo di permettere anche ai “non addetti ai lavori” di approcciarsi al tema.
In particolare, l’idea nasce nel 2019 con una prima edizione che, tuttavia, presentava meno lemmi e serviva soprattutto come “prototipo” per valutare il livello di interesse e di richiesta tra il pubblico. Il riscontro positivo ha quindi generato il desiderio di proporre una seconda edizione più corposa come strumento didattico (dalle scuole medie in poi, soprattutto), ma che Orusa presenta anche «come strumento utile per i decisori politici, perché ci siamo resi conto che spesso c’è grande confusione. Ci auspichiamo possa essere quindi utile per tutta la comunità e i cittadini, di riflesso».
Tommaso suggerisce una riflessione su quella che viene da lui definita “la nuova frontiera della ricerca”, ossia la collaborazione fra diversi esperti. Nello specifico, la complessità dei cambiamenti climatici può essere compresa meglio e gestita proprio attraverso la condivisione di diversi punti di vista: «il sistema terrestre, come quello umano, è complesso: lavorare in compartimenti stagni è utile all’inizio per capire però, per poter cercare di risolvere il problema in maniera olistica, è necessario un trasferimento conoscitivo e tecnologico che dia risposte e risoluzioni ai problemi».
“Lessico e Nuvole” si presenta quindi come una commistione di prospettive e ambiti del sapere ed è open source, disponibile a tutti e completamente gratuita. L’ambizione è quella di poter coinvolgere ricercatori e ricercatrici esteri e poterne proporre una versione anche in inglese. Sebbene sia un’idea in divenire, Tommaso Orusa confida nelle potenzialità del progetto e nella possibilità di aumentare anche il livello di comunicazione sul cambiamento climatico. Lo scopo è tradurre l’attenzione delle persone in consapevolezza e presa di coscienza.
Il 13 dicembre si è svolto un interessante incontro di presentazione del Lessico, organizzato da Agorà Scienza e UniToGO insieme al Forte di Bard, e moderato da Giulia Alice Fornaro, giornalista di Frida UniTo. Sono intervenuti diversi autori che hanno approfondito i vari aspetti della crisi climatica, dell’adattamento ai cambiamenti in corso e della loro mitigazione.
Un importante apporto al progetto “Lessico e Nuvole” è quello di Roberto Cavallo, fondatore e amministratore delegato di E.R.I.C.A. soc. coop. Abbiamo quindi occasione di rivolgergli qualche domanda rispetto alla guida e, in particolare, al suo contributo all’interno di questo dizionario per la consapevolezza ambientale.
Perché oggi è importante proporre un lessico multidisciplinare relativo alla tematica ambientale?
Troppo spesso, a mio avviso, cerchiamo le soluzioni ai problemi ambientali, con soluzioni tecnologiche. Arrivo dal mondo della ricerca scientifica, dalla microbiologia e certamente ritengo il miglioramento tecnico continuo: dai nuovi materiali biocompatibili, a microrganismi in grado di digerire molecole sintetiche, da nuovi modi per produrre energia a tecniche sempre più sofisticate per depurare le acque, o ancora motori che consumano sempre meno alla domotica per le nostre abitazioni.
Ma tutto questo ha a che fare con una cultura della “riparazione del danno” o, come ebbe a scrivere Donella Meadows ne “I limiti della crescita” “la sensibilità del pozzo”; in pratica cerchiamo di porre rimedio ad una situazione problematica che abbiamo concorso a creare noi uomini.
C’è bisogno di una nuova cultura della prevenzione, o per continuare con le parole di Donella, di una “sensibilità della sorgente”.
Ma per questo accanto alle scienze tecnologiche sono fondamentali le scienze umane.
In fondo il nostro rapporto con l’ambiente ha molto a che fare con la psicologia, la sociologia, l’antropologia.
Dobbiamo essere capaci di guardarci un po’ dal di fuori, proprio come uno zoologo, fa con gli animali o un entomologo fa con gli insetti, attraverso lo studio della loro etologia.
All’interno di quest’opera, il suo contributo è dedicato alla tematica dei rifiuti. Parlando di lessico, qual è la sua definizione di “rifiuto”?
Lasciando ai colleghi giuristi le definizioni normative e legislative, per me il rifiuto è semplicemente lo scarto di un processo e, per questo, è, a sua volta, un indicatore di più o meno efficienza. Più un processo produce scarti e meno è efficiente.
In tal senso, vorrei chiarire, i rifiuti fanno parte dei cicli naturali, e ci sono cicli altamente inefficienti anche in natura, basti pensare alla fermentazione degli zuccheri dell’uva, nella quale l’alcol è uno scarto e se ne produce fino al 15-16%! Ma meno male che la fermentazione è inefficiente! Se no non berremmo né vino, né birra, né sidro.
La natura però si è co-evoluta creando simbiosi tra diversi organismi in modo che gli scarti di un processo siano utili per l’avvio di un altro ciclo, basti pensare, tra tutti i processi naturali, la fotosintesi che, partendo dal CO2, “scarta” Ossigeno!
Oggi la presenza dell’uomo ha sconvolto questa co-evoluzione naturale in tre direzioni, tre sensi:
- Un senso geometrico: più di ogni altra specie l’uomo ha prodotto scarti, dimostrando di essere altamente inefficiente nei suoi processi
- Un senso temporale: ha accelerato i processi non dando tempo ad altre specie di adattarsi agli scarti prodotti
- Un senso fisico: ha sintetizzato molecole che fino ad oggi la Natura non conosce e per questo non ha ancora sviluppato antidoti per metabolizzarle.
Quanto contano i rifiuti nel cambiamento climatico?
Il tradizionale processo di trattamento ha un impatto relativamente scarso nella produzione di gas ad effetto serra, stimato attorno al 3%.
Ma come ho cercato di spiegare i rifiuti sono il risultato finale di un processo di trasformazione e consumo.
Quindi se guardiamo al processo una volta prodotti i rifiuti, certamente il riciclo è importante perché permette di contenere le emissioni, considerato che in gran parte del mondo sono ancora buttati in discariche incontrollate con grande produzione di biogas.
Una gestione moderna dei rifiuti potrebbe consentire di ridurre le emissioni quasi di un miliardo di tonnellate, ma la vera sfida sta nella prevenzione.
Ci sono ancora pochissimi studi in materia, ma lavorare sulla prevenzione significa ridurre le estrazioni di materie prime, ridurre i trasporti, ridurre il consumo di acqua e energia. C’è chi stima che la riduzione dei rifiuti potrebbe concorrere a ridurre le emissioni del 30 fino al 50%!
La chiacchierata con Tommaso Orusa e la prospettiva di Roberto Cavallo ci portano dunque a suggerire la lettura di “Lessico e Nuvole” come enciclopedia chiara ma non riduttiva della complessità del tema. La trattazione propone percorsi di lettura e multidisciplinarità per potersi approcciare al cambiamento climatico supportati da uno strumento scientifico e verificato, in contrasto con la fallacia dei messaggi portati dalle fake news e dalle approssimazioni che generano ulteriore confusione.