di Eleonora Anello e Francesco Rasero
Capita di ricevere e-mail da parte di amici o conoscenti, con preghiera di farle “girare”. Gruppi più o meno organizzati hanno fatto del “Word of Mouth” sul web la loro strategia di comunicazione, che nella maggior parte dei casi risulta efficace, grazie all’attendibilità del destinatario (che funge da “gatekeeper” virtuale) e alla versatilità dello strumento della presentazione multimediale.
Nel 2007 un’organizzazione sudamericana denominata GIA (Grupo de Impacto Ambiental), al motto “Ridurre, riutilizzare, riciclare…” realizza una presentazione composta da diverse slide che ritraggono alcune opere del fotografo statunitense Chris Jordan e la invia tramite posta elettronica agli indirizzi “amici”. Due anni dopo il messaggio non ha ancora smesso di girare il mondo. Si tratta di una campagna virale prodotta a costo zero che viaggia in milioni di caselle di posta elettronica e a ogni ricezione moltiplica in modo esponenziale i propri destinatari.
Le immagini della presentazione fanno parte dell’opera dell’artista americano dedicate alle tematiche ambientali. “Running the Numbers” (2006-2009) mette ad esempio in luce aspetti del consumismo contemporaneo, concentrando l’attenzione sull’abbondante produzione di rifiuti. Per sensibilizzare l’opinione pubblica l’artista pubblica la prima serie di fotografie sottotitolata “An American Self Portrait” che rivela la quantità numerica dei rifiuti prodotti dai suoi connazionali. Nel 2008 allarga la prospettiva e pubblica la prima edizione di “Portraits of global mass culture” in cui ritrae gli stessi fenomeni di massa ma su scala globale. Il fotografo dichiara di sentirsi costernato dalla quantità di rifiuti oggi prodotti nel mondo e con la sua opera spera di sollevare interrogativi circa i ruoli e le responsabilità dei singoli all’interno della società.
Il GIA ha scelto l’opera di Jordan perchè convinto che gli uomini di oggi siano assuefatti alle statistiche e la sterile comunicazione numerica di fenomeni ampi e gravosi scivoli ormai sulle coscienze umane. La presentazione Power Point, in cui sono raccolte le opere dell’artista statunitense, è stata concepita per coinvolgere l’utente, invitandolo a indovinare cosa si cela dietro le immagini che appaiono a tutto schermo. Man mano che si va nel dettaglio compare la “verità”, ciò che realmente compone le foto: 426 mila telefoni cellulari buttati ogni giorno, oppure 170 mila batterie prodotte ogni 15 minuti o, ancora 60 mila buste di plastica gettate ogni cinque secondi o i due milioni di bottilglie di plastica che ogni cinque minuti finiscono in discarica nei soli Stati Uniti.
L’immagine artistica viene dunque adottata come mezzo di comunicazione ambientale in grado di entrare in empatia con le persone, a differenza di freddi numeri che lasciano indifferenti il destinatario. Quelli che Jordan definisce gli “orrori del nostro tempo”, grazie all’azione del GIA, hanno raggiunto le caselle di milioni di individui, con l’intento di fare luce sugli sprechi e diffondere la cultura del riciclaggio.
Perchè non parliamo però dei costi ambientali dello spam?>In genere qs presentazioni sono molto pesanti, ingolfano la rete inutilmente e quindi fanno sprecare co2!
Giusta osservazione, ma qualsiasi attività comunicativa richiede più o meno risorse. Di sicuro tra queste il web è la meno impattante, non credi?
Può essere, ma metodi invasivi come lo spam hanno una “resa” molto bassa… Poi spesso queste presentazioni in powerpoint (non conosco quella in oggetto,parlo in generale) sono inutilmente pesanti… mega e megabyte quando potrebbero stare in pochi kb…
Lo spam costa l’equivalente di energia consumata da 2,5 milioni di abitazioni. Link: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_aprile_16/ambiente_consumi_spam_news_5d2a63f8-2a80-11de-a92d-00144f02aabc.shtml