di Emanuela Rosio e Alessio Sciurpa
Cari lettori,
il 2008 si chiude sotto la stella della crisi economica, con inevitabili ripercussioni sul sistema di mercato che influenza volenti o nolenti la vita di tutti noi. Si chiudono anche due importanti appuntamenti ambientali, la Conferenza sul Clima di Poznan in Polonia, che dovrebbe preparare la strada al cosiddetto “KYOTO 2”, dove paesi in rapidissimo sviluppo come Cina, India, Brasile, Indonesia, nonostante l’aumento delle loro emissioni totali di gas serra, hanno ribadito il loro no a un calendario di impegni con scadenze precise, e il vertice Ue sul pacchetto clima di Bruxelles con molte concessioni a Italia, Germania e Polonia sui diritti di emissioni “free of charge”.
Il paesaggio ambientale sembra cupo, ed è difficile guardare al futuro con ottimismo. Ma come nella bottiglia di Klein, una superficie per la quale non c’è distinzione fra “interno” ed “esterno”, dove possiamo viaggiare da dentro a fuori senza interruzioni, così che interno ed esterno facciano parte dello stesso continuum, allo stesso modo il modello di mercato ossessionato dalla crescita e dal profitto e la salvaguardia ambientale, si intersecano e si compartecipano, fanno cioè parte dello stesso “sistema mondo” in maniera imprescindibile, con possibilità di far transitare risorse ed energie da una parte all’altra del sistema. Si può dunque guardare al futuro con occhi diversi analizzando gli stessi fattori da un nuovo punto di vista?
Secondo uno studio pubblicato a luglio dal ministero dell’Ambiente tedesco, per ogni Euro investito nelle energie rinnovabili si risparmiano 1,6 Euro in importazioni di gas o petrolio e in danni causati all’ambiente. “Al momento il settore delle rinnovabili nella UE conta 400 mila persone per un giro di affari di oltre 40 miliardi di Euro; da qui al 2020 prevediamo la creazione di altri 1,6 milioni di posti di lavoro”, assicura Christine Lins dell’Erec, il Consiglio europeo delle energie rinnovabili. Secondo Claude Turmes, eurodeputato verde lussemburghese relatore del rapporto sulle rinnovabili, “Stiamo giocando la battaglia tra un’antica struttura industriale e una nuova, siamo in un momento di cerniera tra il passato e il futuro. L’intero comparto dell’ecotecnologia – sostiene, – può creare 3-5 milioni di posti di lavoro da qui al 2020, sfruttando il volano degli investimenti pubblici”. Il “New Deal” Californiano ne è un esempio indiscutibile, le politiche di efficienza energetica intraprese dalla California all’indomani dello shock petrolifero del 1977 nel giro di un trentennio hanno creato circa un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro a fronte dei 25mila persi. Occorre cioè che tutti gli stakeholder del sistema ambientale si concentrino nell’indirizzare la volontà politica ancora troppo legata agli interessi del vecchio comparto produttivo, verso una transizione necessaria al sistema verde, possibile ed auspicabile, sicuramente non sufficiente ed indolore, ma che apra prospettive innovative e esaltanti.
E’ in quest’ottica e con quest’auspicio, che vorremmo porgere i nostri migliori auguri a tutti voi, continuando a lavorare perché tutto questo possa realizzarsi in tempi brevi. Solo in questa prospettiva la stella sotto la quale si chiude questo 2008, può apparire a tutti noi un po’ meno cupa.
I nostri migliori auguri da AICA, l’Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale, il nostro editore, e la redazione di ENVI tutta, per un 2009 più luminoso.