Annamaria Gremmo e Marco Soggetto ci raccontano il bellissimo libro fotografico nato da anni di impegno sul campo, per difendere l’Ultimo Vallone Selvaggio rimasto, tra le montagne dell’Alta Val d’Ayas (Aosta).
Raccontateci come è nato questo libro…
“L’Ultimo Vallone Selvaggio. In difesa delle Cime Bianche”, è un progetto fotografico fondato nel 2017 insieme al nostro amico e insostituibile compagno di cordata, il fotografo Francesco Sisti, diffuso tramite social, articoli, ma anche serate, dibattiti. Un progetto fotografico volutamente improntato alla causa e ai dettami della Conservazione, vogliamo raggiungere le coscienze delle persone, accompagnarle in un viaggio di scoperta della fragile bellezza del Vallone, rendendole consapevoli del grave rischio di perdere un inestimabile patrimonio ambientale per sempre. Dopo due anni, nel 2019, dal progetto si è concretizzato un libro fotografico, bilingue (italiano-inglese), che ha ottenuto davvero un buon riscontro, giungendo alla seconda edizione nel marzo 2020.
Cos’è ora il Vallone e che rischio corre?
Il Vallone è l’ultimo baluardo di pura wilderness montana, attorniato da zone ad alto impatto antropico, un ambiente alpino incontaminato, privo di impianti, strutture, e anche di strade. E’ Zona di Protezione Speciale “Ambienti Glaciali del Gruppo del Monte Rosa”, ed uno scrigno di biodiversità unico da proteggere. Secondo il Bando per lo Studio di fattibilità oggi in corso, si dovrebbe commissionare nell’ambito del nuovo impianto, quattro tronconi di telecabine con le relative stazioni, infrastrutture di servizio e manutenzione, oltre a ben due nuove piste da sci, di cui una estesa dal Colle Inferiore delle Cime Bianche all’Alpe Vardaz. Una devastazione. Per citare il grande alpinista e scrittore Alessandro Gogna, da sempre impegnato nel divulgare un rapporto rispettoso con l’ambiente alpino, “per il Vallone non vi è soluzione intermedia: o salute o morte”.
Qual è stata la vostra strategia comunicativa?
Il primo step fondamentale, come in tutte le cause di Conservazione, è stato “Raise and Spread awareness”: far nascere e diffondere la consapevolezza sul problema, combattere il tentativo di gestire la possibile devastazione del Vallone delle Cime Bianche “a porte chiuse”, divulgandone la causa e le notizie relative al più ampio numero di persone possibile, dentro e soprattutto fuori dai confini locali e valdostani. Abbiamo lanciato una petizione ancora aperta. su Change.org “In difesa delle Cime Bianche. Diciamo NO al progetto funiviario nel Vallone!”, che sfiora attualmente le 14.000 firme, mentre il Censimento dei “Luoghi del Cuore” 2020 del FAI, ha visto il Vallone al primo posto della classifica valdostana. Nel 2021 abbiamo organizzato un trekking “Una salita per il Vallone”, con altre associazioni, e finalmente la questione è stata portata pochi giorni fa all’attenzione del Governo italiano e all’attenzione del Parlamento Europeo grazie alle interrogazioni di due coraggiose parlamentari (Tripodi e Beghin). Questo ha fatto uscire la causa del Vallone dai ristretti confini regionali in cui si era tentato a vari livelli di confinarla.
Le foto hanno un ruolo importante nella comunicazione ambientale?
Le immagini hanno un potere innegabile, costante, immutato sin dalla comparsa della fotografia. La fotografia sa toccare corde molto profonde, sa creare ponti emotivi sfruttando un linguaggio comprensibile a tutti, possiamo quasi dire, universale. Noi abbiamo perseguito con il nostro progetto il fondamento di quella che viene definita “Visual Advocacy”: perorare una causa attraverso immagini. La fotografia “di montagna” è per noi tre una passione che certamente dà senso ai nostri percorsi di vita personali, ma che ha acquistato un valore superiore proprio perché messa a servizio di una causa, diventando vettore privilegiato di un messaggio: dare voce e proteggere il Vallone e le creature che lo abitano, la sua biodiversità unica e stupefacente, tramandando alle generazioni future la possibilità di godere di tale bellezza. Nessuna parola, nessun resoconto, potrebbe mai competere con le immagini nel rendere al pubblico l’idea di un così grande valore.