Camminatori, escursionisti, alpinisti e liberi sognatori, si sono uniti nell’associazione Apuane Libere, per fermare lo sfruttamento delle montagne dalle cave di marmo. Ne parliamo con Gianluca Briccolani, presidente dell’associazione.
Che cos’è Apuane Libere?
Vogliamo essere un punto di coordinamento nella “lotta per la liberazione” di queste creature rocciose, dal giogo distruttivo che le attanaglia: non a caso ci siamo formati il 25 aprile perché questa è davvero una resistenza al disastro ecologico, all’annientamento della montagna. L’estrattivismo lascia danni irreversibili. Siamo consapevoli che senza un impegno diretto di chi frequenta le montagna e di chi le ama incondizionatamente, non ci sarà futuro per questa incomparabile bellezza.
Qual è la situazione attuale delle Apuane e quali danni produce la cava?
Grazie ad una economia di rapina che va sotto il nome di estrattivismo, ogni anno dalle Alpi Apuane se ne vanno circa 5.000.000 di tonnellate di marmo. Uno scempio che è tra i primi disastri ambientali a livello toscano. Secondo Antropocene, le cave delle Apuane sono il 43° disastro a livello mondiale. Ricordo anche il triste primato di essere all’interno dell’unico Parco al mondo che ha circa 90 cave attive nei suoi confini: un inaccettabile controsenso. In realtà dobbiamo parlare di sito estrattivo, perché parlare di cava ad oggi sarebbe scorretto nei confronti della storica epopea dei cavatori. Le attuali tecniche di taglio del monte producono una serie di danni che vanno al di là del visibile. In primis causano danni al sistema acquifero toscano (sotto le Alpi Apuane c’è la più importante riserva idrica di tutta la Regione) seccando le sorgenti idropotabili, inquinando le falde acquifere sotterranee, portando morte biologica nei fiumi e nei torrenti. Per non parlare degli incalcolabili danni endemici alla flora e alla fauna. Danni economici per scavi fuori dal consentito, dalle discariche a cielo aperto e dalle infiltrazioni malavitose dietro al business del trasporto.
Cosa immaginate come alternativa alla cava?
Apuane Libere è l’unica associazione a favore della chiusura totale di tutte le attuali 200 cave presenti sul territorio apuano, ma a fronte di una riconversione industriale che non produca shock occupazionale. Le alternative sono tantissime e molto spesso sono portate avanti da quelle giovani generazioni che si rifiutano di lasciarsi schiavizzare in questa (peraltro pericolosissima) attività. Allevatori, agricoltori, artigiani, guide turistiche, albergatori, ristoratori, sono soltanto degli esempi virtuosi di come si possa lavorare in montagna avendo a cuore la sua tutela. Con i munifici fondi europei del PNRR, questa parte della Toscana avrebbe avuto una importantissima possibilità di traghettare l’attuale modello distruttivo in un qualcosa che preservasse questa bellezza per le generazioni a venire.
Con quali strumenti, metodi comunicativi portate avanti la vostra battaglia?
In quasi 8 mesi di attività, oltre a sensibilizzare la popolazione italiana in varie serate a tema, abbiamo prodotto ben 20 denunce ambientali per reati commessi da ditte private del settore lapideo: la nostra forza è il monitoraggio “scientifico” del campo. Andiamo, fotografiamo, raccogliamo prove, rischiando in prima persona. Recentemente, un nucleo scelto di studiosi dell’ambiente apuano, sta tenendo una serie di incontri informativi nelle scuole. Oltre ai vari social media (Facebook, Instagram e Twitter) abbiamo uno strepitoso sito internet che viene costantemente aggiornato di tutte le nostre attività, conferenze, manifestazioni, volantinaggi, banchetti e denunce ambientali. La lotta sarà purtroppo lunga, ma il nostro cuore è grande e speriamo nella vittoria.