Da sempre, le crisi portano con sé grandi interrogativi: quali sono le cause e come possiamo agire sono i principali; non soltanto perché sono i più spontanei, ma anche perché ci richiamano all’azione, piuttosto che alla mera osservazione.
Il terzo volume (WGIII) del Sesto Rapporto di Valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, pubblicato lo scorso aprile, mette in luce vulnerabilità e contraddizioni della transizione ecologica.
“Le emissioni medie annue di gas serra nel periodo 2010-19 sono state le più alte della storia dell’umanità” sottolinea il Focal Point IPCC per l’Italia, spostando sempre più in là, in assenza di misure immediate e consistenti, l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale a 1.5 °C. Contemporaneamente, la guerra in Ucraina apre le porte a disastrose conseguenze sullo piano geopolitico e umanitario, ma anche a una rinnovata crisi alimentare ed energetica.
Cerchiamo di capirne di più con Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, centro studi che, da oltre un decennio, riunisce imprese ed esperti che collaborano per la crescita della Green Economy in Italia. Ronchi, già docente di legislazione per l’ambiente e di progettazione ambientale a Bologna e Roma, è autore di numerose pubblicazioni e diversi libri, l’ultimo dei quali, pubblicato nel 2021, si intitola “Le Sfide della Transizione Ecologica”.
Ciao Edo, il terzo volume (WGIII) del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC sulla mitigazione dei cambiamenti climatici indica che non siamo sulla buona strada per raggiungere quota 1.5 °C. Cosa significa per l’Italia e l’Europa?
Il Sesto Rapporto dell’IPCC approfondisce gli scenari del cambiamento climatico e fornisce un quadro delle possibilità di contenere l’aumento globale di temperatura entro 1,5 °C ormai ridotte, se non si attuano rapidamente riduzioni consistenti delle emissioni di gas serra. Questo aggiornamento conferma un peggioramento in atto della crisi climatica .
Il report aggiorna anche le previsioni sui vari scenari degli impatti da riscaldamento globale. Eppure, agire per mitigare il cambiamento climatico offre molti benefici e la transizione energetica garantisce anche tante opportunità per creare nuovi posti di lavoro. Il terzo volume del sesto rapporto IPCC dice che ci sarebbero capitali nel sistema finanziario sufficienti per colmare il divario per gli investimenti necessari per politiche di mitigazione più ambiziose che, tuttavia, per diverse ragioni, non vengono mobilitati in modo adeguato. Anche per l’Italia e per l’Europa questo sesto Rapporto conferma un quadro globale della crisi climatica più preoccupante.
La transizione ecologica è una delle colonne portanti del Next Generation EU. Quali sono le misure e politiche contenute nel nostro PNRR a favore di ciò? E soprattutto, si tratta di obiettivi concreti e realizzabili nel breve termine?
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dovrebbe dare un impulso importante al processo di transizione ecologica anche per il gran volume di investimenti europei di Next Generation EU: 222,1 miliardi di euro che dovranno essere spesi entro il 2026. Il PNRR si articola su 6 missioni: digitalizzazione; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione sociale; e infine salute.
Il 37% delle risorse del Piano va alla lotta al cambiamento climatico e il 20% a temi digitali. Fra gli interventi previsti sono compresi il rafforzamento della rete di raccolta differenziata, la realizzazione di nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti e l’ammodernamento degli esistenti, progetti innovativi di economia circolare per le filiere strategiche (rifiuti elettrici ed elettronici, plastica, tessili, carta e cartone). La componente con la maggior dotazione di fondi è quella relativa a transizione energetica e della mobilità sostenibile (alla quale sono destinati ben 23,78 miliardi).
Per decarbonizzare progressivamente tutti i settori coinvolti sono previsti investimenti e riforme dei procedimenti autorizzativi finalizzati a un rapido incremento della penetrazione delle energie rinnovabili. In questo quadro si inserisce anche l’avvio di soluzioni basate sull’idrogeno . Obiettivo della componente C3 (alla quale sono destinati 15,22 miliardi, che salgono a 21,94 miliardi con il fondo complementare) è rafforzare il risparmio energetico incrementando il livello di efficienza degli edifici.
Sono infine oggetto di un capitolo a parte (componente C4, alla quale sono riservati 15,06 miliardi) la sicurezza del territorio, intesa come mitigazione dei rischi idrogeologici (con interventi di prevenzione e di ripristino), la salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità (forestazione urbana, digitalizzazione dei parchi, rinaturalizzazione dei fiumi italiani), l’eliminazione dell’inquinamento delle acque e del terreno, la disponibilità di risorse idriche (infrastrutture idriche primarie, agrosistema irriguo, fognature e depurazione).
Siamo solo all’inizio, ma non c’è ragione per ritenere che gli obiettivi indicati dal PNRR non siano concreti. Quanto al rispetto a una tabella di marcia sui tempi, per ora c’è, ma siamo solo all’inizio. I rilievi critici sono altri: alcune misure, in particolare per la transizione climatica, potevano essere fatte meglio. Per esempio, con un quadro aggiornato ai nuovi target europei, fissando con legge degli obiettivi da raggiungere, allegando una valutazione dei benefici in termine di riduzione delle emissioni di gas serra delle misure finanziate e prestando più attenzione a procedure attuative rapide.
La guerra in Ucraina ci sta conducendo non soltanto verso una crisi geopolitica e umanitaria senza precedenti, ma anche alimentare ed energetica. Quali saranno gli impatti su clima e ambiente?
Questa guerra da un lato sta spingendo verso l’alto il prezzo del gas e del petrolio, fa aumentare l’uso del carbone in molti Paesi (e quindi anche le emissioni di anidride carbonica), dall’altro costringe a un maggiore impegno per lo sviluppo di fonti rinnovabili di energia, che costano meno del gas, sono disponibili localmente e non devono essere importate dalla Russia.
Le misure per il clima sarebbero più efficaci se vi fosse uno scenario economico internazionale favorevole; se le relazioni internazionali fossero più distese e in favore di accordi multilaterali; se l’attenzione, e la preoccupazione, non fossero centrate solo sulla guerra. Quindi sì: penso proprio che tutto ciò abbia un impatto negativo anche per il clima.