Torino Stratosferica ci racconta il suo progetto di inclusione e placemaking a Torino.
Dal 9 al 12 giugno si è tenuta a Bruxelles la fase finale dei New European Bauhaus Prizes 2022. “Un nuovo progetto culturale per l’Europa” lo ha definito la presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen. L’edizione 2022 ha voluto celebrare nuovi esempi ispiratori delle trasformazioni che vogliamo apportare nel nostro quotidiano, negli spazi di vita e nelle esperienze.
I premi esemplificano i valori del New European Bauhaus: sostenibilità, inclusione ed estetica. Le categorie lanciate dal premio sono quattro: riconnettersi con la natura; ritrovare il senso di appartenenza; dare priorità ai luoghi e alle persone che ne hanno più bisogno e plasmare un ecosistema industriale circolare; sostenere il pensiero del ciclo di vita.
Alla seconda categoria era stato candidato il progetto del Precollinear Park di Torino. Questo innovativo progetto nasce da un’idea altrettanto ambiziosa: recuperare il tracciato di un’ex linea tranviaria trasformandola in un parco urbano lineare per offrire alla comunità un nuovo spazio aperto.
Nato dopo il lockdown del 2020, l’area è stata dotata fin dai primi tempi di elementi di arredo urbano che oggi permettono all’ex area abbandonata di essere un punto di aggregazione fra diversi quartieri, spingendosi da un ponte urbano sul Po di una grossa arteria cittadina fino alle pendici della collina torinese. Inoltre, nelle ultime stagioni estive il parco ha ospitato numerosi incontri culturali e ricreativi, diventando un luogo di condivisione e creatività aperto a tutti i cittadini.
Per entrare maggiormente nel dettaglio del progetto, abbiamo intervistato Daniele Baldo, che si occupa di media e comunicazione all’interno di Torino Stratosferica, l’associazione culturale no-profit che gestisce il Precollinear Park.
Per iniziare: com’è andata l’esperienza in questa importante rassegna? Cosa ti lascia questa edizione dei premi del New European Bauhaus a Bruxelles?
Sono stati giorni molto intensi. Abbiamo avuto l’opportunità di esplorare Bruxelles, il cuore dell’Europa, in un’atmosfera davvero entusiasmante. La Commissione europea ha deciso per l’occasione di portare in città tutti e 52 i progetti finalisti dei premi, permettendoci di avviare nuove connessioni e interfacciarci con realtà simili alla nostra provenienti da tutti i Paesi dell’Unione. Un modo concreto per avviare un dialogo costruttivo nello spirito del New European Bauhaus.
È senza dubbio un grande traguardo, per una realtà come la vostra, aver potuto partecipare alla fase finale del premio. Qual è stata secondo te l’arma vincente per raggiungere questo riconoscimento?
Siamo stati positivamente sorpresi quando abbiamo saputo di aver superato una selezione che partiva da oltre 1100 progetti presentati. Dopo averci provato già nel 2021, quest’anno siamo arrivati con nuova consapevolezza e soprattutto un track record che ci ha permesso di presentare il progetto al meglio.
La scelta di inserire il Precollinear Park nella categoria “Ritrovare un senso di appartenenza” è stata quasi immediata: da due anni il nostro presidio su quello che era un tratto dismesso del tram, per molti versi un non-luogo utilizzato come area marginale da pochi residenti, è diventato un punto di riferimento per centinaia di giovani che hanno individuato nel parco un luogo dove mettersi alla prova e ritrovare un senso di comunità che con la pandemia si era indebolito.
Oggi, residenti e cittadini supportano il progetto con entusiasmo, in primo luogo per essere riusciti a restituire aree verdi ai quattro quartieri che confinano con il parco, ma anche per aver saputo ingaggiare un pubblico eterogeneo in attività educative e eventi culturali.
La vostra è una realtà giovane, dinamica e fortemente innovativa: come cercate di coinvolgere la cittadinanza in maniera attiva? Che ruolo hanno avuto i cittadini nel vostro progetto?
Il Precollinear Park, a partire dalle prime iniziative realizzate in questo spazio, si è dimostrato un banco di prova importante per l’associazione. Anche per quanto riguarda il coinvolgimento dei cittadini si è trattato di un processo di learning by doing, essendo questo il primo intervento di placemaking in cui Stratosferica si è impegnata.
Se dopo due anni riusciamo ancora a prenderci cura di questo spazio, continuando a costruire un programma culturale per i mesi estivi, è soprattutto grazie al sostegno di tanti residenti e soprattutto dei Volontari del Parco, un gruppo di oltre 100 persone di tutte le età provenienti da Torino e non solo. Una vera e propria piccola comunità che si è via via consolidata e senza la quale il progetto non potrebbe andare avanti: con loro, ogni settimana portiamo avanti le attività di manutenzione, pulizia e abbellimento di questi 800 metri di spazio.
La città dove operate, Torino, è una delle più inquinate d’Italia. Senza dubbio città-simbolo di un passato otto-novecentesco fortemente industriale che oggi, in un’epoca di vitali e drastiche scelte, si intreccia necessariamente con la stagione della transizione ecologica e della resilienza urbana. In questo contesto, quali sono state le vostre principali azioni in ottica di sostenibilità? E come cercate di far veicolare il vostro messaggio?
Il Precollinear Park nasce durante il primo lockdown dall’esigenza di poter frequentare degli spazi verdi di prossimità. Soprattutto, in questo tratto di infrastruttura tramviaria inutilizzata si è intravisto uno spazio che poteva essere messo a disposizione di tutti i cittadini, nell’attesa dell’avvio di una progettazione a lungo termine su questo tratto che collega la precollina al centro città.
Negli interventi di abbellimento che abbiamo realizzato finora si è cercato il più possibile di implementare interventi leggeri di riuso e di recupero, soprattutto per quanto riguarda gli elementi di arredo. Ad aprile abbiamo avviato una partnership con l’organizzazione internazionale Cities4Forests, che ci ha aiutati a realizzare due workshop di autocostruzione utilizzando legno proveniente da una filiera legale e sostenibile.
L’esperienza del New European Bauhaus è stata poi utile nell’approfondire in che modo potremo continuare a rendere il parco un luogo simbolo in città per quanto riguarda la sostenibilità ambientale e il coinvolgimento civico su questi temi.
Il tema della rigenerazione urbana e di tutto il filone del cosiddetto “urbanismo tattico[1]” (o pop-up) è una narrazione che sta avendo sempre più diffusione. Quali sono i vostri modelli (italiani, europei e internazionali) che considerate affini alla vostra azione e ai quali vi ispirate?
Sicuramente l’ispirazione principale è arrivata dal parco lineare più famoso al mondo, la High Line di New York, che ci ha portati a definire scherzosamente il parco “una High Line con i piedi per terra“. A settembre 2021 abbiamo poi inaugurato sul ponte Regina Margherita una mostra a cielo aperto, ancora visitabile, sui migliori esempi di parchi lineari e waterfront da tutto il mondo, avendo così modo di aprire il dialogo sul tema con gli stakeholder cittadini.
Più in generale, molte delle sfide che ci siamo trovati a dover affrontare le avevamo conosciute grazie a Utopian Hours, il festival internazionale di city making che organizziamo ogni anno a ottobre, e che quest’anno arriva alla sua sesta edizione. Il festival ci permette di portare a Torino realtà internazionali, architetti, designer, artisti, policy maker e imprenditori visionari, che spesso hanno cambiato il modo di concepire e “fare” la città.
Il premio europeo, tuttavia, è stato solo un passaggio di una strategia di comunicazione che ha visto il Precollinear Park emergere, sull’onda dell’entusiasmo, in importanti testate come Artribune, Bloomberg CityLab e ArchDaily: ed è proprio qui che si identifica il vero successo del parco lineare torinese, che diventa così un esempio di comunicazione.
Immagini gentilmente concesse da Torino Stratosferica (ph: Federico Masini).
[1] L’urbanistica tattica, comunemente indicata anche come urbanistica guerrigliera, urbanistica pop-up, riparazione della città, è un cambiamento temporaneo a basso costo dell’ambiente costruito, di solito nelle città, destinato a migliorare i quartieri locali e i luoghi di ritrovo della città. L’urbanistica tattica è spesso guidata dai cittadini, ma può anche essere avviata da enti governativi. Le installazioni temporanee guidate dalla comunità hanno spesso lo scopo di spingere le agenzie governative a installare una versione più permanente o costosa del miglioramento.