Da anni impegnato nel scoperta e nella salvaguardia del paesaggio costiero italiano, Luca Tamagnini è un fotografo professionista che durante la sua carriera ha viaggiato in tutto il mondo, realizzando servizi per libri e riviste. Ha lavorato insieme al documentarista Folco Quilici per Photoatlante, pubblicando libri sul mare protetto italiano.
Nel 2013 si aggiudica il Mare Nostrum Awards per la fotografia, premiato dal fotografo Mimmo Jodice. Tra il 2017 e il 2018 ha girato l’Italia per realizzare il grande volume fotografico Italia Paesaggio Costiero, edito da Photoatlante.
Che valore ha per te la fotografia nella lettura del paesaggio e nella trasmissione di messaggi legati al rispetto dell’ambiente?
Credo sia un elemento indispensabile. La fotografia fissa il tempo mentre il passaggio cambia, inesorabilmente… La fotografia è fondamentale per fissare nella memoria ciò che era, paragonarlo a ciò che è ora e denunciare la crisi climatica ed ecologica che sta avvenendo sotto ai nostri occhi, anche se a volte neppure ce ne accorgiamo.
Nel grande libro sul paesaggio costiero italiano, un periplo fotografico della penisola e delle grandi e piccole isole, ho ripreso molti paesaggi costieri col chiaro intento di mostrare ciò che stanno diventando le coste, aggredite dalle mareggiate, dall’innalzamento del mare, dal cemento. La foto mostra le meraviglie naturali, ma anche come il mondo cambia e purtroppo si impoverisce.
Nella transizione verso un mondo più verde, un importante ruolo è giocato dalla produzione di energia eolica. Da fotografo di mare, qual è il suo impatto sul paesaggio costiero?
L’eolico offshore (in alto mare) è la nuova frontiera per produrre energia pulita. Per scongiurare un danno al paesaggio costiero, l’eolico offshore dovrebbe essere previsto molto lontano dalla costa, in mare aperto, su fondali marini profondi e senza avere fondamenta fisse. Ho provato con un fotomontaggio ad inserire un parco eolico offshore su un mio paesaggio costiero della Sardegna. Ne ho simulati quattro, a varie distanze e senza nessun fondamento scientifico, solo per mostrare quanto la visione della linea dell’orizzonte possa cambiare e quanti fattori intervengano: densità delle pale, la loro altezza e la distanza dalla costa. In questo senso, la fotografia può addirittura aiutare a immaginare un cambiamento e un’alternativa sostenibile.
Nella tua esperienza, hai avuto modo di osservare il cambiamento nell’ecosistema marino causato dalla presenza di questo genere di impianti?
Una pala eolica non inquina. Non è una piattaforma petrolifera, che rischia la fuoriuscita di greggio e danni ambientali devastanti sul mare. Questi impianti galleggianti eolici offshore, invece, attrarranno vita marina. Perfino le piattaforme petrolifere sono completamente colonizzate dopo poco tempo dalla loro costruzione. Sono stato sotto una piattaforma petrolifera in Sicilia e posso assicurarvi che sono rigogliosi di vita.
Mi auguro che gli impianti eolici possano divenire delle riserve marine artificiali che, numerose e sparse in mare aperto, avrebbero un ruolo importante per la conservazione della biodiversità nel Mediterraneo.
In Sardegna, la regione più ventosa d’Italia, si intendono realizzare sette impianti eolici in mare aperto. Non si conosce ancora l’altezza delle pale, che qualcuno ipotizza possano essere anche di 200 metri. Se così fosse, anche se molto al largo, questi giganti d’acciaio potrebbero essere visibili dalla costa. Come fotografo di paesaggio, spero si trovino le giuste soluzioni per salvare i paesaggi costieri della Sardegna e la produzione di grandi quantità di energia prodotta dal vento.
“Forse il merito della fotografia di paesaggio è proprio questo: rivelare negli spettacoli costieri contemporanei identità paesaggistiche in armonia con la natura e la storia del Mediterraneo”.
Luca Tamagnini