di Emanuele Biestro
Il rapporto tra l’ambiente e i media è diventato sempre più stretto negli ultimi anni. Sempre più spesso infatti i giornali, ma anche i nuovi media, danno spazio a inchieste e approfondimenti sulle tematiche ambientali, rispondendo ad un diffuso interesse dell’opinione pubblica.
Sull’argomento abbiamo intervistato Don Antonio Rizzolo, vicedirettore di Famiglia Cristiana, a margine del confronto con il pubblicitario Paolo Sbuttoni dal titolo “L’ambiente tra pubblicità e carta stampata”, all’interno del ciclo delle “Lezioni di Buon Senso” ad Alba.
Don Rizzolo, come valuta il rapporto tra i media e l’ambiente? E’ reale il rischio di diventare troppo catastrofisti?
Il rischio di risultare catastrofisti è molto fondato. Ci sono episodi come alluvioni, terremoti e altri eventi naturali che richiedono per forza interesse da parte del giornalista, almeno per diritto di cronaca. Il catastrofismo è più filosofico: con il lodevole intento di salvaguardare l’ambiente in molti casi si rischia di dare solo notizie negative per invogliare un cambiamento nei comportamenti. Per esempio, ricordo che il Rapporto del Club di Roma “I Limiti dello Sviluppo” del 1972 affermava che negli anni 80 risorse come il petrolio si sarebbero esaurite: certamente sono diminuite di molto ma siamo lontani da un presente senza petrolio! L’approccio catastrofista rischia di essere dannoso per due motivi: primo, non è realista; secondo, rischia di sortire l’effetto contrario a quello sperato, cioè, una volta smentite le previsioni più nere, di non cambiare le abitudini delle persone. Mi viene in mente un’altra riflessione: bisogna sempre fare attenzione agli interessi economici che stanno dietro alle notizie: in particolare, alcune ricerche scientifiche possono essere influenzate dai privati che le finanziano, non riuscendo ad essere obiettive.
Il ruolo della comunicazione ambientale: quanto è importante che i cittadini siano informati?
I cittadini richiedono sempre maggiori informazioni di tipo pratico in campo ambientale: come fare a differenziare, a utilizzare meno risorse, ad inquinare meno.. Non ha tempo di leggere articoli troppo lunghi o vedere video più lunghi di 3 minuti. In questo senso la comunicazione ai cittadini è essenziale, ma ancor di più dal punto di vista della qualità: l’informazione deve contribuire al cambio di mentalità, alla creazione di una sensibilità ambientale sempre più diffusa.
Quanto giudica importanti i nuovi media nella diffusione delle informazioni sull’ambiente? Qual è il ruolo dei media tradizionali?
I nuovi media sono molto importanti, soprattutto per un’informazione immediata. Tuttavia anche i media tradizionali giocano un ruolo fondamentale: non conta il mezzo utilizzato, conta solamente la serietà del giornalista con cui verifica le notizie e le trasmette. Siamo all’interno delle “Lezioni di Buon Senso”: sarebbe conveniente ritornare ad utilizzarlo in dosi maggiori!