Santa Bellezza è una giovane associazione, nata da un collettivo di artisti, che nel 2022 ha realizzato un bosco urbano a Pianoro, nella città metropolitana di Bologna. Difensori della bellezza, della natura, della sacralità della terra, fanno opera di sensibilizzazione ma anche di denuncia, diventando testimoni “scomodi” ma necessari. Ne parliamo con Cecilia Lorenzetti, socia fondatrice dell’associazione.
Da cosa deriva il nome della vostra associazione?
Siamo un collettivo di artisti di strada, attori, educatori, antropologi – abbiamo a cuore gli aspetti di sacralità, arte, bellezza e cura dei territori. Il nome Santa Bellezza richiama la sacralità che aveva guidato il nostro primo viaggio lungo la via Emilia, ma anche la forza della natura personificata come una “santa” che protegge la bellezza del mondo. Natura Riot è la sommossa, la rivolta della natura contro l’uomo che la devasta, da qui i nostri simboli.
Il primo logo è di Jacopo Bartolozzi: con il suo stile di arte urbana raffigura un mostro marino, che si erge davanti a delle montagne, rappresentate come due cuori. Il mostro marino, che richiama l’origine marina delle nostre montagne, è il difensore del territorio. L’altro logo, quello del tatuatore Tommaso Zanetti, rappresenta un albero e un uomo che respirano, collegati nello stesso ciclo. È uno stile comunicativo molto grafico, ispirato all’arte povera.
Come è nata l’idea di piantare un bosco?
Era il 2019 e percorrevamo la via Emilia, alla ricerca di storie di vita esemplari che testimoniassero la sacralità della terra. Abbiamo visto come la sacralità e la bellezza di queste terre sono state devastate dalla cementificazione, dalle insegne, dalle industrie, dai supermercati, dai capannoni.
In questo sgomento abbiamo però incontrato l’archeologo Roberto Spiaggiari, ed è stata per noi come un’illuminazione. Ci ha accolto nella sua casa, e ci ha detto “piantare gli alberi è entrare in contatto con gli antenati, creare un esercito sacro”. Aveva rifiutato di vendere la sua terra a chi voleva cementificare, decidendo di mettere a dimora migliaia di alberi creando il bosco Spaggiari, aperto alla cittadinanza. Per raccontare l’incontro, abbiamo dato vita ad uno spettacolo teatrale.
Poi, nel 2021, grazie al comune di Pianoro abbiamo ottenuto in convenzione un terreno abbandonato e, con il progetto “Radici per il Futuro”, abbiamo iniziato a mettere a dimora gli alberi donati dalla Regione.
Qual è stato il vostro stile comunicativo per lanciare il progetto?
Per invitare alla piantumazione (marzo 2022) abbiamo distribuito volantini, tappezzando Pianoro e Rastignano con manifesti e interfacciandoci con tutti i negozianti e i cittadini. Abbiamo anche seguito un corso di formazione sulla comunicazione e sul crowdfunding con Ginger Idea. A chi ha fatto una donazione, abbiamo regalato una shopper con il logo di Santa Bellezza. Inoltre, abbiamo partecipato ai Festival del territorio: salivamo sul palco e ci presentavamo, con la nostra modalità giovane, irruenta e propositiva.
Poi è arrivato l’autunno…
E ci siamo ritrovati ad essere spettatori di qualcosa che non avremmo mai voluto vedere. Migliaia di alberi abbattuti per il Nodo di Rastignano, per nuovo cemento, sull’alveo del fiume Savena e nel parco del Paleotto. Insieme alla Lipu e ad altre associazioni abbiamo documentato l’impatto sulla biodiversità. Giornalmente abbiamo contato gli alberi abbattuti, facendo video di denuncia. Abbiamo fatto rete con tante associazioni come la Lipu, WWF, Reca, associazioni del parco del Paleotto, Fridays for future, Extinction Rebellion e altre associazioni attive a Bologna e nell’Appennino. Continueremo nella nostra opera di denuncia e sensibilizzazione, per proteggere la natura e la bellezza.