Dall’8 all’11 agosto si terrà a Buenos Aires, in Argentina il terzo convegno internazionale sui cambiamenti climatici, organizzato dall’UNLP, l’ Unidad de Comunicación Institucional Facultad de Ciencias Económicas.
Tra gli esperti che parteciperanno in veste di relatori ci sarà anche Erik Balzaretti, coordinatore del Master in Comunicazione della Sostenibilità e membro del comitato scientifico di AICA che presenterà un paper dal titolo sicuramente intrigante, “El calentiamento global, entre el apocalipsis y el marketing” (“Il riscaldamento globale, tra apocalisse e marketing). La redazione di Envi lo ha raggiunto e gli ha posto alcune domande.
Cosa si aspetta da questo convegno e dal confronto con altri esperti?
«Intanto ci tengo a dire che la chiamata come esperto in questo convegno internazionale è la testimonianza che il lavoro mio e di AICA in questi anni non è stato inutile ma anzi di un certo qual valore. Poi, si spera sempre in qualche idea nuova o almeno qualche nuovo punto di vista che insieme agli altri faccia progredire la ricerca o si trovi qualche partner per lavorare sui temi di nostro interesse. Il mio intervento, dedicato al rapporto tra i media e il cambiamento climatico, si inserisce in un filone dedicato ai temi della comunicazione e della cultura e dell’educazione. Ormai sembra chiaro che il riscaldamento globale sia reale e bisogna trovare “le parole per dirlo” e per prepararci ad un’inversione di tendenza quantitativa e qualitativa nell’uso delle risorse energetiche».
Il suo intervento focalizza l’attenzione sull’immaginario collettivo nella Comunicazione Ambientale del cambiamento climatico. Può sinteticamente spiegarci di cosa si tratta?
«Al centro della nostra società non c’è l’uomo ma i media. Essi, attraverso varie forme di narrazione, si sono presi il compito di costruire le nostre opinioni, le nostre speranze, le nostre negazioni. Il sistema sociale ed economico attraverso i media costruisce l’identità di ciascuno di noi e di tutti noi insieme. Una buona retorica per spingere verso il cambiamento deve tenere presente l’immaginario collettivo ed agire su di esso se vuole ottenere risultati di comunicazione efficaci. Questo vale per i cambiamenti climatici, meglio dire il riscaldamento globale perché anche le parole hanno un significato più o meno impattante, come per tutti i temi legati all’Ambiente».
Nel paper che andrà a presentare parla di “sindrome di Cassandra che caratterizza l’informazione ambientale”. Cosa intende?
«Come si sa Cassandra aveva ricevuto in dono da Apollo la capacità di prevedere, ma dopo che aveva mancato alla promessa il dio greco le aveva revocato la capacità di essere creduta. L’informazione in primis, ma anche in genere la comunicazione ambientale soffre di questa sindrome: si veicolano dati certi e si prevede che il futuro dell’uomo sarà difficile se non si decide di cambiare il sistema di sviluppo, ma i cittadini e le Istituzioni fanno fatica a credere e ad attivarsi nonostante i segnali siano sempre più forti».
Cosa deve fare a suo avviso la Comunicazione Ambientale legata al cambiamento climatico per evitare il rischio di un’interpretazione ideologica dei dati?
«Uscire dal vicolo cieco della razionalità e della logica che permette l’interpretazione dei dati e si relaziona con il cittadino come un pugno chiuso che obbliga a credere e a schierarsi per lavorare con la retorica, la poetica e il paradigma della desiderabilità che invece è percepito dai cittadini come una mano aperta che accarezza e persuade. In questo senso agire sull’immaginario, anche attraverso quello più catastrofista, permette quei movimenti di consapevolezza e di introiezione del tema che non sempre si ottiene sul piano scientifico-razionale. La nostra è una società di iperconsumatori abituati a farsi blandire dalle retorica delle merci, anche quelle culturali, attraverso il linguaggio del marketing e della pubblicità. Dobbiamo sviluppare emozioni, visto che la razionalità non sta funzionando».
Comunicazione ambientale e cambiamento climatico: gli spunti di riflessione sono sicuramente numerosi. Nell’attesa di ricevere il resoconto del prof. Balzaretti sulla sua partecipazione al congresso, il dibattito può essere aperto anche su queste pagine.