La tutela del mare è al centro del recente accordo sottoscritto a Roma tra la società NUR International e il CONOE (Consorzio Nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti). L’obiettivo è lo sviluppo sostenibile, l’analisi e il monitoraggio della filiera degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti a fini ambientali, a tutela della salute pubblica e allo scopo di ridurre la dispersione del rifiuto, trasformando un costo ambientale ed economico in una risorsa rinnovabile.
Un solo litro d’olio sversato nell’ambiente può inquinare un milione di litri d’acqua. La pellicola impermeabile che si forma in superficie diventa una barriera per l’ossigeno, necessario alla sopravvivenza della flora e della fauna marina, fluviale e lacustre. Se trattato nel modo adeguato nel mondo industriale e nelle nostre case, l’olio esausto diventa un’importante risorsa economica perché può essere rigenerato con caratteristiche molto simili a quelle del lubrificante da cui deriva.
L’occasione della cooperazione nasce con la diffusione del progetto “NURFORSEA”, a tutela dell’ecosistema Marino, che verrà sviluppato in collaborazione con una rete di imprese idriche in house della Lombardia. La campagna prevede la stesura del “Manuale del Buon Ecologista”, dove il protagonista, un pinguino, illustra, attraverso infografiche semplici e dirette, il corretto riciclo dell’olio alimentare, con la consapevolezza che non sempre il cattivo smaltimento dipende dalla non volontà dei cittadini.
L’attività progettuale affermata dalle due organizzazioni prevede la pianificazione e il collocamento di nuovi contenitori per l’olio esausto in molte realtà urbanizzate. Un modo per agevolare la raccolta, rendere la cittadinanza consapevole dell’ottimo servizio che può fornire alla comunità e del pericolo che questo rifiuto può arrecare all’ambiente e alla salute del mare.
Gli oli vegetali usati possono essere recuperati in molteplici processi e applicazioni: possono essere utilizzati come sorgente di energia rinnovabile in impianti di co-generazione; essere trasformati in bio-lubrificanti adatti all’utilizzo in macchine agricole o nautiche, nonché in prodotti per la cosmesi, saponi industriali, inchiostri, grassi per la concia e cere per auto. Negli ultimi anni, il principale mercato di sbocco per il recupero di questo rifiuto ha riguardato l’utilizzo come materia prima per la produzione di biodiesel: un combustibile vegetale biodegradabile che può essere utilizzato come carburante per l’autotrazione, in sostituzione o in miscelazione di carburanti di origine fossile, riducendo il contributo di emissioni di CO2 nel settore dei trasporti. Nel sistema CONOE circa il 90% degli oli vegetali esausti viene avviato a produzione di biodiesel.
Questa forma di recupero, oltre a scongiurare impatti dannosi sul territorio e sulla salute delle persone grazie alla corretta gestione del rifiuto, assieme alla crescita dell’economia circolare, promuove anche la transizione verso una economia a basse emissioni, sia come produzione di fonti rinnovabili sia come riduzione netta delle emissioni di gas serra, fattore oggi ancora più importante dopo lo storico accordo globale sul clima siglato recentemente a Parigi. Una volta entrato nel processo di smaltimento, l’olio esausto viene debitamente trattato, ripulito e rigenerato così da poter rientrare nella catena vitale dell’economia ed essere reimmesso nel mercato sotto altre forme di prodotti.
Il progetto NURFORSEA intende richiamare l’attenzione della cittadinanza e delle istituzioni sull’importanza di integrare la raccolta domestica degli oli vegetali esausti con modelli che possano incentivare e facilitare lo smistamento anche in casa, adoperando ed educando al corretto utilizzo di contenitori piccoli da riutilizzare, senza sprechi, e con un servizio organizzato porta a porta o con punti di raccolta di immediata prossimità. Un progetto di educazione ambientale per la cittadinanza.
Quando si parla di riciclo e smaltimento dei rifiuti, la base sono le abitudini domestiche. Ci sono cattive abitudini, infatti, che possono essere molto pericolose. Una di queste è lo smaltimento dell’olio, non solo quello da frittura, ma anche quello con cui si conservano abitualmente alimenti. Tutti gli oli vegetali esausti per gli alimenti definiti sott’olio sono pericolosi esattamente come quello fritto. Quindi, per esempio, scolare l’olio del tonno in scatola nel lavandino produce gli stessi danni dell’olio usato per la frittura. Riuscire a rilanciare progetti di comunicazione ed educazione della cittadinanza al corretto riutilizzo degli oli esausti diviene dunque particolarmente importante, a partire dal nostro ambito domestico.