Dopo sei anni e quattro governi, l’Italia ha approvato il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) contenente 361 azioni rivolte ai sistemi naturali, sociali ed economici.
Era il 2018 quando il Governo Gentiloni con l’allora Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti presentava la prima bozza del Piano. Seguirono Conte I, Conte II e il Governo Draghi, i ministri Sergio Costa e Roberto Cingolani. Dopo l’aggiornamento della bozza, la consultazione e l’approvazione del testo, è il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica guidato da Gilberto Pichetto Fratin a rendere noto il documento finale a fine 2023:
«un passo importante per la pianificazione e l’attuazione delle azioni nel nostro paese».
106 pagine e 4 allegati, 361 azioni proposte con tre livelli di applicazione in quindici settori dell’economia: soft (senza interventi materiali), green (comprensivo di interventi naturali), grey (soluzioni che richiedono infrastrutture)[1].
Una buona notizia, accolta dal mondo dell’ambientalismo con alcuni scetticismi sull’applicabilità. Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente, ricorda che sarà fondamentale stanziare le risorse economiche necessarie – ad oggi assenti, anche nell’ultima legge di bilancio. Da Legambiente inoltre l’appello per l’approvazione di un PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, con obiettivi più ambiziosi di produzione di energia rinnovabile e di riduzione di gas climalteranti al 2030. Sempre più richiesta anche una legge sullo stop al consumo di suolo che manca ancora dopo anni di fermo dall’inizio del primo iter legislativo.
Un testo scientificamente interessante che necessita di una chiara copertura a livello di politica e governance, insomma. Nella sezione dedicata alle azioni da attuare, impatta la colonna dei costi del Piano, in cui spesso “non si hanno informazioni in materia” o sono “da valutare”.
Un testo, inoltre, comunicativamente interessante. Non per come viene presentato, ma per la sua diffusione mediatica. Di fronte a questo punto di arrivo, sono tanti i punti di partenza attesi dal mondo dell’informazione ambientale e dell’attivismo in Italia. La luce sul tema è accesa: come risponderanno le istituzioni e come reagirà l’apparato economico del nostro paese?
Cover image: Foto di andreas160578 da Pixabay
[1] Approfondimento: #envinews 4 gennaio 2024, Roberto Cavallo.