Vesti Solidale è una delle 13 cooperative sociali del Consorzio Farsi prossimo e si impegna a ridurre la produzione di rifiuti dando nuova vita agli indumenti usati. Pochi giorni fa la onlus ha annunciato che nel 2023 nei quasi 200 cassonetti gialli dislocati in 22 comuni della provincia di Monza Brianza (circa un quinto del totale se comprendiamo anche la provincia di Milano) sono stati raccolti circa 1160 tonnellate di rifiuti e indumenti, quasi il 70% in più rispetto al 2021. Un risultato che il Presidente Matteo Lovatti commenta positivamente:
“Dopo gli anni della pandemia siamo tornati su buoni livelli di raccolta, anche se i chilogrammi per abitante sono in linea con le medie degli ultimi anni. Il 2019, anno in cui avevamo fatto il record di raccolta nei comuni serviti in tutta la Lombardia, è lontano ma siamo sulla buona strada”.
Nel 2022 la raccolta dei tessili è diventata obbligatoria in Italia, avete avuto degli incrementi o delle differenze nelle percentuali di raccolta?
A dire il vero no, per noi è cambiato poco, il territorio che serviamo era già attrezzato per una buona raccolta degli indumenti usati. Ha avuto più effetto una circolare della Regione Lombardia che invitava tutti i comuni a rendicontare le percentuali di raccolta dei tessili nel sistema Orso, l’Osservatorio Rifiuti Sovraregionale: alcuni centri, anche di una certa dimensione, hanno quindi posto maggior attenzione alla tematica di quei rifiuti come gli indumenti che non possono essere riutilizzati in quanto tali e quindi l’impulso è stato certamente positivo.
Vesti Solidale è nota anche per creare opportunità economiche e sociali mediante il supporto di progetti solidali e la creazione di occasioni di lavoro per le fasce più vulnerabili della popolazione. Possiamo fornire alcuni dati?
Attualmente siamo in 145 su tutte le nostre attività, che non comprendono solo la raccolta dei tessili ma anche dei RAEE e dei toner. Sono circa quaranta i nostri collaboratori in situazioni svantaggiate, con disabilità fisica o psichica. Se però ampliamo il concetto di fragilità anche alla sfera economica e sociale comprendendo quindi persone con difficoltà lavorative tipo immigrati o disoccupati con più di 50 anni a bassa scolarità, la percentuale di persone in difficoltà che lavorano in Vesti Solidale supera l’80%.
La comunicazione per una raccolta come quella degli indumenti usati è particolarmente delicata. Come la gestite?
Quando siamo partiti 15 anni fa la percezione era sicuramente diversa e pensavamo che ci facesse disperdere risorse che potevano essere utilizzate altrove. Con il tempo invece ci siamo resi conto che la comunicazione era necessaria per rendere conto di ciò che facciamo e alla lunga si è rivelato un investimento per creare nuove possibilità lavorative. Siamo riusciti a cambiare la percezione dei cittadini sulla raccolta degli indumenti usati, spazzando via il concetto errato dell’abito usato che viene donato ai poveri tramite i nostri cassonetti e non avviato al riuso o riciclo come invece avviene. Quindi abbiamo puntato molto sul raccontare la nostra filiera e su come lavoriamo già sui nostri cassonetti, riconoscibili ovunque sul territorio; con mezzi tradizionali come i flyer informativi che distribuiamo periodicamente in tutte le Caritas e tramite i nuovi media, social in primis. Siamo passati da una comunicazione “di risposta” ovvero in cui ribattiamo ad una richiesta o dubbio che ci viene espresso, ad una proattiva, in cui presentiamo il grande lavoro che svolgiamo ogni giorno.
La cooperativa Vesti Solidale fa parte del Consorzio Farsi Prossimo, una rete di 13 imprese sociali, promosso appunto da Caritas Ambrosiana, e della Rete Riuse, che con i proventi della raccolta degli abiti usati finanzia progetti sociali a favore di persone svantaggiate nei territori delle diocesi di Milano, Bergamo e Brescia. In 25 anni di attività sono state aiutate oltre 8mila persone: soprattutto famiglie con difficoltà economiche, persone con disabilità fisiche o psichiche, minori che vivono in contesti svantaggiati o persone che necessitano di cure mediche.