La piattaforma di streaming WaterBear, spesso definita la Netflix della natura, propone un interessante catalogo di documentari dedicati all’ambiente e a tematiche sociali accessibile a tutti gratuitamente.
Per guardare tutti i film e le serie a disposizione su Netflix e Prime Video un utente inglese dovrebbe investire circa 70 mila ore. Non è facile trovare dati relativi al resto d’Europa, ma è facile immaginare che l’offerta delle principali piattaforme di streaming si equivalga e che quindi anche noi potremmo passare 3000 giorni di visione non-stop, sette anni della nostra vita dedicati a un binge watching da record! E questo senza considerare tutte le altre piattaforme video. Con un’offerta così ampia sembra difficile riuscire a trovare spazio e tempo per un nuovo servizio di streaming che possa competere per la nostra attenzione con i grandi campioni mondiali come Netflix e i suoi fratelli e con i loro cataloghi fatti di blockbuster, serie tv, produzioni internazionali, ma anche documentari e opere autoriali. Ciononostante, negli ultimi anni è nato e si è sviluppato un nuovo e ambizioso progetto che propone un modello innovativo per fornire prodotti video dedicati a tematiche ambientali e sociali.
Si tratta di WaterBear, una piattaforma streaming gratuita con un catalogo di qualità e una mission ben definita: unire ispirazione e attivismo, trasformare lo spettatore da passivo ad attivo.
Un essere indistruttibile
Il sito prende il nome dai tardigradi, meglio conosciuti come “orsi d’acqua”: piccoli invertebrati dall’aspetto curioso e in grado di resistere a eventi catastrofici e di sopravvivere nelle condizioni più estreme per decine di anni. A ben vedere la scelta del nome rappresenta di per sé un manifesto e un programma: in un mondo minacciato dal cambiamento climatico causato dalle attività dell’uomo si deve trovare la giusta strategia per resistere e sopravvivere.
E questo è, in parte, l’obiettivo del nuovo network che non a caso si autodefinisce “la prima piattaforma streaming interattiva dedicata al futuro del pianeta”. La novità rappresentata da WaterBear in un settore ormai consolidato è proprio questa: combinare l’entertainment con l’attivismo. Una ricetta tanto semplice da sembrare quasi banale, ma che in realtà ha richiesto molto lavoro ai suoi fondatori per riuscire a trovare il giusto equilibrio.
La piattaforma è nata nel 2020 da un’idea della produttrice Ellen Windemuth. Nell’arco della sua carriera Ellen ha visto spesso storie dal grande potenziale rimanere invischiate nelle varie fasi della produzione senza riuscire a venire alla luce. Da qui l’idea di una piattaforma che, oltre a fornire contenuti di qualità, faciliti il coinvolgimento diretto degli utenti.
Questo è stato l’aspetto più complesso, come racconta in un’intervista di qualche anno fa Edward Eckard ex direttore di WaterBear. Ed è stato possibile grazie alla partecipazione di una vasta rete di ONG, case di produzione media e di alcune aziende private particolarmente visionarie. Come afferma la stessa fondatrice Windemuth in una conversazione con Vogue:
“Abbiamo pensato: perché non creare cortometraggi sui progetti più interessanti che queste fantastiche ONG portano avanti? Vogliamo mettere in luce gli eroi di cui nessuno parla, i protagonisti di storie in cui i nostri spettatori possano riconoscersi”.
Dal divano all’azione
WaterBear offre un servizio simile a quello delle principali piattaforme streaming, ma nel suo catalogo i contenuti, oltre a essere accessibili gratuitamente da tutti, hanno anche un valore sociale: affrontano argomenti come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, le disuguaglianze, portando testimonianze e storie di impatto e ispiratrici. La piattaforma promuove anche alcune campagne di sensibilizzazione in collaborazione con le associazioni che la appoggiano e indirizza gli utenti direttamente verso queste ultime per approfondire le tematiche trattate o per sostenerle.
Come ricorda Windemuth, ciascuno di noi quando vede qualcosa può decidere di agire: può condividere il messaggio, sostenere una raccolta fondi, diventare volontario. Sono tanti i modi in cui si può passare dall’osservazione passiva al coinvolgimento attivo, persino restando sul proprio divano!
Le oltre 80 organizzazioni coinvolte nel progetto, tra le quali anche OXFAM e Greenpeace, utilizzano la piattaforma per far conoscere il proprio lavoro sul campo anche collaborando alla produzione di documentari, utilizzando potere dello storytelling per sensibilizzare e mobilitare gli utenti.
Allo stesso tempo la collaborazione con alcuni brand, come Nikon, Fairphone, Jack Wolfskin, Patagonia, permette alla piattaforma di raccogliere i fondi necessari per offrire un buon servizio e un catalogo sempre aggiornato.
WaterBear è così riuscita a creare un network di realtà apparentemente lontane tra loro e con obiettivi contrastanti che hanno trovato un punto in comune e dei valori condivisi sui quali collaborare per cercare di salvare il pianeta un film alla volta.