Come ogni anno, i soci di AICA propongono i finalisti per le tre categorie del Premio AICA, fra le quali si annovera il Premio Beppe Comin alla carriera. Quest’anno, diversi soci hanno proposto di nominare “Papa Francesco”, specialmente in virtù della sua enciclica “Laudato Sì”.
Poi, effettivamente, Flavio Gotta di GAIA Spa, mi ha fatto notare che avrebbe preferito che lo chiamassimo “Jorge Mario Bergoglio” invece che Papa Francesco, proprio perché questo Papa non si rivolge solo ai cattolici, ma, come sottolinea Petrini[1] nella sua introduzione all’enciclica “a chi professa altre fedi e ai non credenti, e lo fa scegliendo un tema sì, molto attuale, ma anche senza tempo, perché davvero trascende la vita terrena dell’uomo”
Jorge Mario Bergoglio ha da sempre a cuore i temi ambientali, e parla di “ecologia umana” già da diversi anni. Poco tempo fa, il Papa ha coinvolto i sindaci delle maggiori città del mondo in un summit in Vaticano, producendo una dichiarazione comune per la transizione verso sistemi energetici a basse emissioni di carbonio e verso le energie rinnovabili, auspicando lo spostamento di finanziamenti pubblici dalle spese militari «a investimenti urgenti per lo sviluppo sostenibile»
In “Laudato sì”, il Sommo Pontefice affronta punto per punto i vari aspetti della crisi ecologica, suddividendoli per tipologie in maniera scientifica. L’approfondimento che fa comprende temi quali l’inquinamento, i rifiuti, la cultura dello scarto, il clima come bene comune, la questione dell’acqua e la perdita di biodiversità. Il modo migliore per condividere le motivazioni sottostanti la candidatura di Bergoglio al Premio AICA è forse quello di citare alcuni pezzi dell’Enciclica, che più di ogni altra sua comunicazione racchiude in se la complessità delle problematiche ambientali e l’urgenza della preoccupazione che queste comportano per l’umanità intera.
“La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile ed integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare (…) Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radii umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientali sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzione tecniche. Abbiamo bisogno di una nuova solidarietà universale.”
[1] Presidente e fondatore di Slow Food