Il fotografo Klaus Pichler tra i candidati al Premio AICA

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Klaus Pichler

Klaus Pichler è un fotografo austriaco che vive e lavora a Vienna. Dopo aver scoperto che un terzo del cibo mondiale viene lasciato marcire (dati UN), Klaus ha sviluppato il progetto “Un terzo”, un commento fotografico sulla connessione fra lo spreco individuale di cibo e la produzione globalizzata di cibo. Una vasta selezione di cibi è presentata in composizioni articolate e fotografata mentre iniziano a disintegrarsi naturalmente. Ogni immagine è accompagnata da una descrizione che include il luogo di produzione, il metodo di coltivazione, il tempo del raccolto, la distanza di trasporto, la modalità di trasporto,  l’impronta ecologica, le necessità in termini di acqua, i prezzi dei prodotti fotografati. Questo progetto è ciò che ha portato Pichler a essere selezionato fra i finalisti del Premio AICA.
Gli abbiamo rivolto qualche domanda per capire meglio cosa si cela dietro il suo interesse per le tematiche ambientali e per meglio capire il potere di sensibilizzazione del suo lavoro.

– Klaus, da dove viene il tuo interesse per le tematiche ambientali?

Sono cresciuto nella campagna austriaca, nella periferia di una piccola città, e avevamo (e ancora abbiamo) un giardino gigante nel quale ho passato molto tempo durante l’infanzia e l’adolescenza. Adoravo osservare le piante, il cambiamento delle stagioni, le diverse fasi della crescita delle piante e della loro decomposizione. Penso che questa osservazioni e una stretta connessione con la natura ha costituito la base per il mio interesse nelle tematiche ambientali. Più tardi, dopo la scuola superiore, ho iniziato a studiare Architettura di Paesaggio, che combinava i miei interessi per tematiche ambientali e per la creatività, e aggiungendo la fotografia, ho trovato lo strumento perfetto per comunicare in un linguaggio visivo.

Cosa pensi abbia reso la tua comunicazione così efficace da essere stata scelta per il Premio AICA? Quale pensi sia l’impatto del tuo messaggio nel comunicare le problematiche ambientali?

Nel caso del tema che riguarda la serie di foto sullo spreco globale di cibo, ho lavorato coscientemente in un modo molto provocatorio: ho realizzato l’intera serie partendo dal punto di vista del consumatore e ho comperato alcuni alimenti  lasciandoli decomporre di proposito. Per descrivere lo spreco di cibo, ho dovuto sprecare del cibo – il che naturalmente è un gesto provocatorio. Dipingendo alimenti in decomposizione in fotografie sullo stile glamour delle agenzie pubblicitarie, ho voluto mettere in atto una seconda provocazione. Ho lavorato con questi fattori scioccanti per descrivere che lo spreco di cibo è reale, che succede quotidianamente e che ne siamo tutti responsabili. Non posso rispondere alla domande se questo modo di comunicare sia efficace, ma spero che il mio progetto possa contribuire a cambiare la situazione.

Quale pensi possa essere il ruolo del tuo mezzo di comunicazione – la fotografia – nel sensibilizzare I cittadini sulle tematiche ambientali?

Come illustrato precedentemente, considero la fotografia il linguaggio visivo più importante. Collegandolo alle tematiche ambientali, credo che sia lo strumento perfetto per rappresentare alcune problematiche, per catturare delle immagini realistiche di eventi drammatici. A mio parere, il maggior potere della fotografia è il fatto che è capace di illustrare le cose in una maniera estremamente realistica – in un certo senso, tutti ci si possono rapportare e possono paragonare quella rappresentazione con la propria esperienza. Questo può generare un ventaglio di emozioni – da un fattore di shock a sentimenti di preoccupazione fino ancora alla sensazione che qualcuno ci ha colto alla sprovvista con una doccia fredda. Specialmente quando usata in un modo intelligente, non scontato, la fotografia ha la capacità di mettere in luce le conseguenze piene delle problematiche ambientali – pensate alle immagini delle foreste pluviali rase al suolo, alle balene uccise, alla desertificazione e così via.

di Francesca Davoli

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