Il “de-venditore”, la campagna francese per un consumo responsabile

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L’ADEMEAgence de la transition écologique e il Ministero francese della transizione ecologica e della coesione territoriale hanno lanciato una campagna volta a riflettere sul consumo responsabile.

Apparsa per la prima volta a novembre scorso, ha aperto da subito un dibattito acceso con gli esercenti.

Promossa tramite la realizzazione di una serie di quattro video pubblicitari, racconta con umorismo la quotidianità di un “de-venditore”, un commesso il cui scopo è invitare a una riflessione gli acquirenti: comprare è davvero necessario?

Prima di acquistare una nuova lavatrice, non è meglio riparare quella che già possediamo? Oppure, è davvero necessario una nuova polo identica a quella che indosso?

Visto che i devenditori non esistono, poniamoci le domande giuste prima di acquistare!

Il claim della campagna riassume il suo significato ultimo: l’invito non è a smettere di comprare, ma di agire consapevolmente.

Molte sono infatti le alternative valide, e la riparazione, il noleggio, il second-hand, gli smartphone ricostituiti sono solo alcune delle possibilità che portano numerosi vantaggi. Infatti, da un lato viene ridotto l’impatto sul pianeta dovuto al nostro consumo, dall’altro molto spesso queste scelte si rivelano vantaggiose anche dal punto di vista economico.

Critiche sono giunte fin dalla prima trasmissione degli spot da parte delle associazioni dei commercianti, che hanno chiesto al Ministro la rimozione degli spot poiché incoraggerebbero a una limitazione nei consumi.

«Che lo 0,2% del tempo di trasmissione pubblicitaria sia dedicato a chiedersi se tutti gli acquisti siano utili, francamente, date le sfide della transizione ecologica, non sembra irragionevole», è stata la replica del Ministro della Transizione Ecologica francese Christophe Béchu su France Inter, ammettendo però che «Avremmo dovuto prendere di mira le piattaforme di vendita online piuttosto che i negozi reali con lo stesso messaggio. La preoccupazione odierna per l’eccesso di consumo non è causata dal negozio sotto casa».