Ogni sera migliaia di negozianti, prima di chiudere, hanno la necessità di smaltire le merci che non potranno riproporre il giorno dopo. Basti pensare a forni, pasticcerie, macellerie, pescherie, mercati rionali, piccoli market di quartiere. Quale modo migliore di farlo offrendo quei prodotti a un prezzo scontato, ricavando un profitto anziché perderlo buttando la merce? Ma a chi indirizzare queste offerte? Come farle conoscere in tempo reale? A questa domanda ha risposto Last Minute Sotto Casa costruendo un portale che vuole far incontrare commercianti e persone che abitano nello stesso quartiere.
Sono infatti due i canali in cui è diviso il sito: da una parte quello per i negozi, dall’altra quello per i clienti. In entrambi i casi una delle prime mosse sarà indicare la propria posizione geografica, il resto lo farà il sistema di geolocalizzazione. Il negoziante, una volta registrato, sarà in grado d’inviare offerte (descrivendo il prodotto, il prezzo e la durata della promozione) in maniera mirata. Solo i clienti “posizionati” nei dintorni riceveranno via email l’offerta, solo per quei prodotti che avranno deciso di voler “tracciare” in fase d’iscrizione al sistema. Oppure potranno venirne a conoscenza controllando in tempo reale su mappa le offerte attive attorno a loro.
Partito in forma sperimentale a marzo 2014 e solo per il quartiere Santa Rita di Torino (per recuperare il pane non venduto durante la giornata) oggi Last Minute Sotto Casa sta pian piano raggiungendo molte città d’Italia (e presto anche europee). Abbiamo chiesto al fondatore di Last Minute Sotto Casa, Francesco Ardito, di raccontarci questa esperienza.
Francesco, come è nata l’idea di Last Minute Sotto Casa?
L’idea è nata dal fatto che io in prima persona rimanevo scioccato quando comprando il pane alla sera chiedevo al negoziante dove sarebbe finito tutto il pane invenduto. Un po’ veniva donato, un po’ se lo portava a casa ma la maggior parte delle volte veniva buttato. E questo non capitava solo al fornaio ma anche dal verduriere, dalla pasticceria ecc. Quindi era un problema che riguardava un po’ tutti i negozianti alimentari. Da qui l’idea di fare rete sfruttando tutti i nostri smartphone. Così è nata l’app: il venditore vende comunque e ci guadagna qualcosa, l’acquirente risparmia e il pianeta ringrazia. Tutti insomma ne escono vincitori.
Un’idea efficace…
Eccome. C’è da dire poi che i venditori, grazie a questo strumento di marketing, hanno visto entrare nel loro negozio nuove facce. Insomma, quando abbiamo capito che l’idea funzionava per davvero, abbiamo avviato una sperimentazione grazie a un periodo di incubazione dentro il Politecnico di Torino e siamo partiti dal quartiere Santa Rita di Torino. Poi man mano ci siamo allargati. Le istituzioni ci hanno chiamato perché presentassimo loro il progetto e i media ci hanno intervistato. Ora stiamo girando l’Italia e l’Europa per raccontare la nostra idea, ottenendo diversi riconoscimenti tra i quali quelli di Legambiente e Altroconsumo.
Qual è quindi l’impatto di questa idea sulla realtà?
L’efficacia della comunicazione di questa idea risiede nella sua semplicità: è facile sia da spiegare che da capire. Lo racconti e tutti lo capiscono, è di facile utilizzo e fa bene a tutti gli attori. Ripeto: la sua potenza sta nella sua semplicità: vince il negoziante, vince il consumatore e vince l’ambiente.
Così ad oggi abbiamo raggiunto 33mila utenti e 700 negozi in tutta Italia si sono registrati. In questo modo ogni mese evitiamo di buttare via una tonnellata di cibo.