Inquinamento atmosferico a Torino: il caso del Processo Smog

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Una delle principali notizie locali di Torino, e con conseguenze ben più rilevanti, un processo storico: per la prima volta ex amministratori comunali e regionali sono accusati di non aver adottato misure efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, causando oltre mille morti premature e numerosi ricoveri ospedalieri, secondo i consulenti tecnici della Procura della Repubblica.

Roberto Mezzalama, presidente del comitato Torino Respira, nominato per la categoria “Comunicare i Cambiamenti Climatici” al Premio AICA 2022, grazie ad un suo intervento, ha avviato il cosiddetto “Processo Smog”.

Il periodo sotto lente di ingrandimento è quello immediatamente successivo all’introduzione dell’eco-reato di inquinamento ambientale, dall’anno 2015 al 2019.

Mezzalama intraprende così un’azione legale contro gli ex sindaci Chiara Appendino e Piero Fassino, e l’ex presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, in particolare contestando l’immobilità dei pubblici decisori di fronte a dati e fatti così evidenti e diffusi.

Il 18 giugno l’atto giudiziario prende vita, con un iter, tuttavia, molto breve: luglio si apre infatti con l’assoluzione, senza passare per il processo, di tutte le figure coinvolte.

Per il giudiceil fatto non sussiste. Come possiamo leggere sul quotidiano La Stampa, a giudizio del GUP, le prove raccolte dalla procura torinese non sarebbero ancora sufficienti a dimostrare un atteggiamento colpevole da parte degli indagati.

L’ineluttabilità dell’inquinamento torinese

L’inquinamento atmosferico a Torino e nella Pianura Padana è un problema persistente che ha registrato solo lievi miglioramenti nel corso degli anni. Torino, situata in una delle regioni più inquinate d’Europa, affronta elevate concentrazioni di particolato (PM10 e PM2.5) e biossido di azoto (NO2), derivate principalmente dal traffico veicolare, riscaldamento domestico e attività industriali.

Come si può vedere dal grafico, ogni anno, nel periodo 2015-2019, sono stati superati i limiti di PM10.

Negli ultimi 12 anni, Torino ha registrato un numero significativo di giorni in cui i limiti di PM10, PM2.5 e NO2 sono stati superati. Pur osservando un trend di riduzione del numero di giorni di sforamento per tutti e tre i parametri, i valori rimangono preoccupanti, e sono necessarie ulteriori misure per contrastare questo inquinamento e proteggere la salute pubblica.

L’inquinamento atmosferico continua ad avere un impatto significativo sulla salute dei cittadini.

Le stime indicano in Italia 47.000 decessi prematuri all’anno a causa del PM2.5, con un impatto economico rilevante​ [fonte Legambiente, Sky TG24 N.d.R.]​.

È essenziale continuare a promuovere politiche di mobilità sostenibile, migliorare l'efficienza energetica degli edifici e incentivare l'uso di fonti energetiche pulite per proteggere la salute pubblica e l'ambiente.

Le posizioni delle parti

Durante il Processo Smog , gli avvocati difensori hanno avanzato una tesi basata su tre principali argomenti, portati avanti anche dopo questa prima decisione:

  • La negazione dell’evento. Evidenziano che negli anni la qualità dell’aria è migliorata e non ci sarebbe stato alcun «deterioramento».
  • La mancanza di risorse. La mancanza di mordente per le pubbliche amministrazioni per adottare misure più incisive, come ad esempio l’acquisto di mezzi pubblici meno inquinanti.
  • La «posizione di garanzia»: non graverebbe sugli amministratori alcun obbligo di intervento a fronte di un inquinamento prodotto da tutti.

Al termine del processo, che ha avuto come parti civili anche Greenpeace Italia e ISDEAssociazione Italiana Medici per l’Ambiente, l’accusa ha dichiarato il suo disaccordo.

«Eravamo consapevoli delle difficoltà di promuovere una causa che ha molti elementi di novità, ma restiamo convinti della bontà delle nostre tesi. L’attività del Comitato Torino Respira non si ferma qui: chiederemo ovviamente ai pubblici ministeri di ricorrere contro la decisione del giudice» ha commentato il Presidente del Comitato Torino Respira.

Anche se il processo si è concluso con un “Liberi tutti”, un epilogo che canta le stesse parole del gruppo torinese Subsonica, è giusto rilevare la storicità di questo avvenimento.

È evidente quanto sia importante il ruolo della comunicazione, soprattutto attraverso i social media, per mettere in luce questi fatti e portarli in modo capillare alla società, che dal basso può mobilitarsi per il bene collettivo e dell'ambiente.