NOECOMAFIA. è la piattaforma in cui viene pubblicato il rapporto che Legambiente, con la collaborazione della Polizia di Stato, realizza ogni anno sulle ecomafie e i reati ambientali.
Il lavoro prevede la pubblicazione di dati precisi riguardo i reati contro l’ambiente e le regioni italiane maggiormente interessate. Insieme ai numeri sono poi presenti storie positive riguardo la difesa dell’ambiente: protagonisti e protagoniste di importanti atti in difesa di un territorio.
“Il report è diventato sempre più un’operaomnia per analizzare i fenomeni criminali legati al business ambientale anche grazie a contributi istituzionali di rilievo”, afferma il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani.
I dati presenti vengono diffusi da un numero sempre maggiore di testate giornalistiche e la sua diffusione è sempre più veicolata dal sito ufficiale e dai relativi canali social su cui Legambiente punta fortemente per diffondere le proprie iniziative e i propri progetti.
A margine del report è presente una parte di commento ai dati in cui viene esortato l’attuale governo italiano a lanciare “un forte segnale di discontinuità che parta dal recepimento della nuova direttiva in materia di tutela penale dell’ambiente fino alla lotta all’abusivismo edilizio”.
Tra le proposte portate avanti dalla stessa associazione c’è anche l’inserimento dei reati contro gli animali nel codice penale e l’inasprimento delle sanzioni per i reati connessi alla gestione illecita dei rifiuti.
Il tema rifiuti è particolarmente importante e drammatico, poiché tra i più pericolosi per l’ambiente e per la salute dei cittadini, ma anche tra i più redditizi per chi compie i reati.
Tale ultima caratteristica ha nel tempo attirato nell’illegalità imprenditori, manager d’azienda, broker e anche amministratori locali e tecnici.
Gli illeciti di cui si parla nel rapporto del 2023 valgono complessivamente circa 8,8 miliardi di euro. La crescita più ampia registrata è proprio quella legata ai reati nel ciclo dei rifiuti con un +66,1%, ed è il Mezzogiorno (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) la zona d’Italia più colpita.
Prosegue cosi l’impegno di Legambiente nel denunciare in modo chiaro e costante la cosiddetta Rifiuti S.p.a, come fu denominata nel 1994 per sottolineare quanto l’illecito ambientale fosse radicato, organizzato e produttivo proprio come una qualunque altra società.
Alcuni provvedimenti negli anni sono stati presi, ma la strada da compiere è ancora molto lunga e troppo spesso nei programmi di governo questi temi non sono presenti o sono messi in secondo piano.