Il Ghiacciaio della Marmolada entro il 2040 non esisterà più. A fare il punto è la Carovana dei Ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano.
Dal 18 agosto al 9 settembre, la Carovana ha attraversato sei tappe (partendo dalla Francia per poi spostarsi in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Friuli-Slovenia e Veneto) per monitorare lo stato di salute dei “giganti bianchi” e sensibilizzare sugli effetti dei cambiamenti climatici con dati scientifici, racchiusi in una narrazione coinvolgente dell’esperienza. Un viaggio che culmina proprio sulla Marmolada, la cima più alta delle Dolomiti.
Se 136 anni fa si estendeva per circa 500 ettari, dal 1888 ha registrato una perdita areale superiore all’80% e una perdita volumetrica superiore al 94%. Nel 2024, lo spessore massimo è di 34 metri.
Sono questi i dati che avvalorano le affermazioni degli esperti, che vedono nel 2040 la fine del Ghiacciaio della Marmolada – posta al centro dai media dopo il crollo avvenuto nel 2022, dove la crisi climatica continua tuttavia a farsi sentire.
Un’altra minaccia evidenziata da Legambiente è quella delle microplastiche e dei rifiuti presenti, ripuliti dalla Carovana con un’azione di clean-up. Preoccupazioni documentate e raccontate, che si traducono in un appello collettivo per la petizione Firma per i ghiacciai per chiedere al Governo azioni concrete partendo dall’attuazione di interventi indicati nel “Manifesto per una governance dei Ghiacciai e salvare il nostro ecosistema”.
L’associazionismo e la ricerca uniscono così le forze e trovano una sintesi nella comunicazione portata avanti per valorizzare il messaggio della campagna.
I video reportage condivisi sui canali Legambiente, i comunicati stampa al termine di ogni tappa, la scelta di terminologie chiare trovano una loro efficacia monitorabile, che si traduce nell’azione di chi, questa esperienza, la vive da remoto: possiamo agire come singoli individui, attraverso una firma personale che diventa parte di una mobilitazione collettiva.
Il Ghiacciaio della Marmolada è un emblema della crisi climatica, un simbolo condiviso anche da Climbing for Climate, la campagna di sensibilizzazione promossa dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS) e dal Club Alpino Italiano (CAI).
La manifestazione si è svolta il 7 e l’8 settembre (alla presenza della stessa Carovana) con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul fragile ecosistema alpino. Durante le giornate dell’evento, i partecipanti hanno preso parte ad una “campagna glaciologica partecipata”, che ha permesso di osservare da vicino gli effetti del cambiamento climatico e la riduzione del ghiacciaio.
Al termine della due giorni è stato ufficialmente presentato il Manifesto per un’altra Marmolada, documento nato per innescare una concreta inversione di tendenza per quanto riguarda lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali.
Una strategia di cui le Università aderenti alla RUS si propongono come parte attiva, in collaborazione con gli enti locali, le istituzioni e le associazioni, sostenendo una proposta di turismo alternativo e una fruizione sostenibile della montagna.
Proprio da lassù, dalla cima più alta delle Dolomiti, arriva un appello sinergico. Una voce la cui eco vuole raggiungere l’opinione pubblica e la politica, in un’azione che valorizza il racconto.
Dino Buzzanti definiva la Marmolada “la montagna perfetta” per l’alpinismo e per lo sci, mentre la storia che queste esperienze ci vogliono trasmettere è quella di un’altra Marmolada: una “montagna maestra”, in grado di insegnarci come affrontare la crisi climatica.