Torna la scrittrice Pia Pera con un libro delicato e struggente: “Al giardino ancora non l’ho detto” , edito da Ponte alle Grazie: racconto sussurrato in cui l’autrice entra in una comunione profonda con la natura, così come accade nei versi di Emily Dickinson, dai quali è tratto il titolo del libro, dove si allude al momento in cui il giardiniere non potrà più occuparsi del suo giardino, perché morirà.
Si delinea, attraverso un’opera narrativa che utilizza un linguaggio poetico e intimista, un vero e proprio inno alle virtù terapeutiche di un rapporto di immersione totale nella natura: “Uno dei più grandi piaceri delle ore in giardino è proprio la licenza di fantasticare senza imbarazzo… La testa può anche prendersi una vacanza. E così, mentre dall’esterno pare di vedere persone seriamente occupate con qualcosa di utile e necessario, non abbiamo la minima idea di dove stiano realmente vagando i pensieri. È questa la grande, esilarante libertà del giardiniere».
Il giardino è protagonista, come lo era stato nei suoi libri precedenti “L’orto di un perdigiorno” e “Il giardino che vorrei”, ma ora più che mai è cresciuta l’empatia e «…la consapevolezza che, non diversamente da una pianta, io pure subisco i danni delle intemperie, posso seccare, appassire, perdere pezzi. Non sono più un osservatore esterno. Mi trovo io stessa in balia. Questo ispira un sentimento di fratellanza col giardino. Altrettanto indifesa, altrettanto mortale. Quasi fossi io il giardino».
Così Pia, scrittrice erudita che ha scelto la vita solitaria per prendersi cura del suo podere, in una sorta di flusso interiore racconta come la malattia la allontani lentamente dalle cure del suo amato giardino, con i fiori che a poco a poco lei non può più curare e la terra che non può più lavorare, ma come tuttavia lei sia sempre di più un tutt’uno con la natura: «La mia leggerezza interiore nasce forse dal sentirmi libera dalla zavorra terribile del futuro, indifferente al cruccio del passato, immersa nell’attimo presente, come prima mai era accaduto, faccio finalmente parte del giardino, di quel mondo fluttuante di trasformazioni continue».
La volontà di Pia Pera di comunicare ciò che la natura può insegnare all’uomo trova, oltre al mezzo di comunicazione libro, concretezza anche nel progetto “Orti di pace”, di cui è ideatrice e responsabile. Si tratta di una rete che unisce diverse realtà, personali, scolastiche e collettive, che interpretano l’orto e il giardino in senso lato, come un luogo ideale per intrecciare tutta una serie di scambi con la natura, l’ambiente e la comunità. Un vero punto di riferimento dove scambiare informazioni, raccontare esperienze personali, mettere in rete progetti di orti didattici, sociali e terapeutici.
Ben si riassume il progetto nelle parole di Pia “Chiunque, nel rispetto dell’ambiente, coltivi la terra lavora anche per la pace. Anche quando i conflitti mettono a repentaglio la sopravvivenza, e li chiamano per questo orti di guerra, sono sempre e comunque orti di pace. Occorre imparare di nuovo l’abbiccì del rapporto con la Natura. Per questo siamo partiti dagli orti scolastici: aule all’aperto dove apprendere un modo di stare al mondo per cui, anziché semplici consumatori, diventiamo creatori di vita. Un giardino, un bosco, un orto trasformano la scuola in qualcosa di vivo di cui prendersi cura.”