L’alleanza di ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera ha organizzato un percorso insieme ad altre associazioni, toccando sei dei luoghi più inquinati d’Italia, per la campagna Ecogiustizia Subito!
L’Italia infatti è in attesa da decenni per la bonifica di 42 Siti di Interesse Nazionale (SIN), dove vivono 6 milioni di persone, per una superficie di circa 170.000 ettari a terra e 78.000 ettari a mare, e di 36.814 Siti di Interesse Regionale (SIR) per un totale di 43.398 ettari perimetrati. In queste zone ci si ammala più che altrove, come certificato dai vari studi epidemiologici.
Ne parliamo con Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania e coordinatrice del progetto.
Perché questa campagna?
“Ecogiustizia Subito!” è una campagna che ci permette di tornare nelle zone inquinate, i Siti di Interesse Nazionale, con una nuova prospettiva, condivisa da un’alleanza innovativa di associazioni per la prima volta insieme sui temi della giustizia sociale e ambientale. Il nostro obiettivo è che il processo di bonifica venga portato a termine, e che sia affiancato da politiche di rigenerazione e di sviluppo nell’ottica della transizione ecologica.
Come coinvolgete la popolazione locale?
Incontriamo le comunità e tutta la cittadinanza che rivendica ecogiustizia sul proprio territorio. Tante volte i siti da bonificare portano con loro un senso di abbandono e di dispersione, per questo è importante essere al fianco di tutte quelle comunità che lottano da anni per il proprio territorio, sollecitando le istituzioni affinché questo avvenga.
In ogni territorio procediamo con un percorso di confronto che vede il suo compimento in un’assemblea in ogni città, in cui le realtà locali sottoscrivono un patto di comunità, il tutto preceduto da un flash mob in cui una giuria popolare legge una sentenza “in nome del popolo inquinato” presentando una scheda tecnica sullo status del sito da bonificare.
Anche a Casale Monferrato, prima tappa della campagna, c’è stato un flash mob davanti alla Corte d’Appello di Torino alla vigilia del processo Eternit bis: ne seguiranno altri.
Quali sono le tappe?
Le tappe sono sei, i luoghi simbolo delle mancate bonifiche d’Italia, ma in realtà ce ne sono molte altre. Abbiamo iniziato con Casale Monferrato (AL) il 27 novembre 2024, poi Taranto il 15 gennaio 2025, Marghera (VE) il 22 gennaio 2025, Augusta/Priolo/Melilli (SR) il 12 febbraio 2025, Brescia il 12 marzo 2025, Napoli il 3 aprile 2025.
In effetti è stato molto complicato scegliere solo sei siti tra i 42 esistenti, ma abbiamo deciso di partire da luoghi che nella loro unicità rappresentano vertenze diffuse nel resto dei territori contaminati. Siamo alla seconda tappa della prima edizione, ma è una carovana che non può fermarsi assolutamente.
Quali sono le vostre richieste?
Impegni concreti e tempi certi per le bonifiche, chiediamo di applicare il principio “Chi inquina paga”, il diritto alla salute e transizione ecologica come strategia per garantire lo sviluppo economico e sociale dei territori inquinati.
A che punto sono le bonifiche?
Le bonifiche procedono troppo lentamente come stiamo dimostrando nei nostri focus. Le istituzioni territoriali chiedono aiuto per avere nuove prospettive su questi luoghi, affinché possano diventare presidi della transizione ecologica.
In primavera presenteremo un dossier nazionale sullo stato dell’arte delle bonifiche e lo sottoporremo al Governo e al Parlamento insieme a tutte le richieste che verranno dalle assemblee sui territori.
Ci aspettiamo degli impegni da parte dei ministeri competenti per avere tempi certi per la bonifica e progetti di investimento nell’ottica della transizione ecologica.
Immagine di copertina: Il Monferrato