Claudio Del Signore è un regista televisivo. Da anni si occupa della regia di programmi molto seguiti e apprezzati tra cui Report e Scala Mercalli, trasmissioni che si occupano spesse volte (Scala Mercalli sempre a dire il vero) di ambiente. Per questo Envi.info gli ha rivolto qualche domanda a proposito di comunicazione ambientale.
Claudio, quanto e in che modo è importante il linguaggio televisivo nel diffondere la comunicazione ambientale?
Divulgare in televisione il modello “ambiente” è importantissimo. Il modo di descriverlo e raccontarlo è vario e in televisione il linguaggio nel corso degli anni è cambiato notevolmente.
Innanzitutto è più pittorico perché con le nuove tecnologie di ripresa (Hd-4k) l’immagine cambia notevolmente, diventa appunto più spettacolare, pittorica.
Con la fine del monopolio RAI e la conseguente moltiplicazione dei canali e quindi dell’offerta televisiva, il linguaggio della televisione ambientale si è evoluto in qualità. Oggi sono tanti i canali che parlano di ambiente quindi la gente si è estremamente sensibilizzata sull’argomento.
Con il nuovo modo-mondo di narrare, inoltre, il palinsesto non è più strutturato, per fare un esempio, con appuntamenti settimanali dilatati nel tempo ma è organizzato anche per appuntamenti quotidiani. “Geo e Geo “ per es.
Ma come è cambiata la forma di narrare un reportage-documentaristico ambientale?
È cambiato per esempio nel ritmo delle riprese, che diviene più veloce, facendo ricorso a sequenze più brevi, e quindi assume una narrazione più spedita, più spettacolare, più accattivante. I programmi di informazione ambientale sono presentati a volte anche come veri e propri racconti, simili a film. Ricostruzioni storiche, animazioni sofisticate ecc. Dunque il pubblico ha imparato a riconoscere il vero dal falso, il bello dal brutto. E inoltre il telespettatore attento, ha imparato ha selezionare accanto alla televisione “terrestre”, alla quale finora ha fatto riferimento, quella via satellite, la cui offerta è più ampia e i canali tematici sono vari. Per cui l’offerta televisiva, messa a disposizione del pubblico, è ancora più vasta.
La tv italiana è al passo coi tempi?
Per fortuna anche la vecchia televisione, che chiamiamo generalista, ha imparato a riconoscere e divulgare i nuovi contenuti ambientali degli altri canali facendone tesoro. Ricordiamo che la Rai ha sempre valorizzato questo argomento nel corso degli anni, anche con programmi di inchiesta: Report ne è un esempio concreto. Quindi programmi attenti e precisi ai problemi dell’ambiente che fanno l’occhiolino ad altri pubblici più sensibili al problema “terra”.
Come stanno cambiando i “gusti” del pubblico?
Le prospettive fanno prevedere che la forbice culturale del pubblico televisivo si divaricherà sempre di più nel senso che chi è già provvisto di una buona cultura si orienterà sui canali più colti e su programmi più di approfondimento, quindi anche su canali di divulgazione scientifica. I documentari scientifici di inchiesta, i cui elementi narrativi non sono costruiti artificiosamente, saranno sempre più numerosi. Il documentarista baserà la narrazione del suo film non solo sulla propria visione soggettiva di un determinato aspetto della realtà ma cercherà di raccontare la verità sui disastri e sull’accanimento dell’uomo sulla natura e stando attento a non commettere errori. Raggiungere un fine educativo e divulgativo, applicato soprattutto ad argomenti scientifici, naturalistici ed etnografici ed aprire la visione al pubblico delle realtà a volte sconosciute è importantissimo.
Nel caso di Scala Mercalli come cambia il ruolo di regista rispetto ad altre trasmissioni?
Il regista in programmi di questo genere è molto attento a costruire una forma narrativa del programma basandosi non sulla fantasia eccessiva della scena, ma stando attento a far capire cosa si dice. Gli stacchi delle telecamere sono non eccessivamente veloci, la presenza in scena di foto o di filmati assume un ruolo fondamentale per descrivere il racconto. L’esempio più concreto è Report: poche inquadrature e uno sguardo soffermato solo sul conduttore, anima del programma, senza frivolezze sceniche. Ecco, in Scala Mercalli applico lo stesso principio: essere minimali. Anche se avendo il pubblico in scena, diventa fondamentale, raccontare il posto dove si gira.
Quale è il target di Scala Mercalli? Può considerarsi un programma alla portata di tutti? Quali sono i suoi punti di forza, secondo te?
In Scala Mercalli si innesca un meccanismo importante. Essere attenti all’ambiente, essere precisi, giusti, cercare di dire sempre la verità. Tutto ciò è importante per divulgare l’informazione in modo concreto e puntuale, stando attenti però, sempre a non annoiare il telespettatore. Parliamo sempre a un pubblico televisivo abituato a una certa narrazione. Scala Mercalli nasce quindi con l’obbligo di divulgare l’informazione scientifica a tutti in maniera chiara ma anche spettacolare. La forza di questo programma è nella “fedele” divulgazione degli argomenti ambientali, i suoi punti di forza sono la spettacolarità dei documentari con l’informazione dettagliata e precisa dei temi raccontati, basata sempre sulla realtà e non sulla finzione.