Sesto Grado, l’esperienza locale per parlare di crisi climatica

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Alla concretezza nel racconto dei territori è spesso necessario affiancare una visione globale. In questo complesso e ambizioso lavoro si impegna il nuovo podcast Sesto Grado, prodotto da TVL, un’importante emittente locale toscana.

Il format podcast è uno dei più diffusi e in crescita negli ultimi anni e la rete televisiva di Pistoia ha deciso di puntare su questo tipo di contenuto estremamente polivalente e versatile. Disponibile anche su Spotify, è scritto e girato da Alice Franchi, Francesco Storai e Simone Gai.

Abbiamo parlato di Sesto Grado proprio con Alice, futura giornalista e attivista a Pistoia dei Fridays For Future Italia. Lei oltre ad essere una delle autrici è anche la conduttrice del podcast. Le prime quattro puntate delle sei in programma, sono già online.

Come nasce l’idea di sviluppare un podcast a tema ambientale?

La redazione di TVL mi ha contattata, loro da alcuni anni si sono specializzati nel raccontare le storie del territorio e le esigenze delle persone.

In questo periodo storico di difficoltà per molte emittenti locali, TVL ha deciso di ampliare il proprio raggio d’azione e occuparsi anche di podcast. È nata così la sezione Libera Podcast e Sesto Grado è il primo progetto di questo nuovo percorso.

L’idea di occuparsi di clima era un’esigenza sia dell’emittente, ma anche della popolazione, ancora scossa e ferita dall’alluvione che ha colpito l’area di Pistoia nel 2023. Quel caldo o quella pioggia sempre più frequente non sono solo delle casualità, ma sono un problema più sistemico che è appunto il cambiamento climatico.

Sul tuo lavoro e su quello degli altri due autori cosa ci puoi raccontare?

Si è trattato di una vera collaborazione. Simone Gai lavora per TVL, Francesco Storai è un collaboratore esterno, è stato coinvolto come autore del podcast perché si occupa molto di meteo e soprattutto ha monitorato tutta l’alluvione in Toscana. Molto più di altri aveva avuto riscontro degli effetti di questo evento estremo.

Li conosco da ormai cinque anni, hanno raccontato con interviste e reportage molto di quello che con altre persone del movimento Fridays for Future Pistoia negli anni abbiamo organizzato, come scioperi, festival, eventi e approfondimenti.

Come è possibile collegare l’evento locale ad un tema invece globale come la crisi climatica?

É un tema allo stesso tempo locale e globale, ed è un aspetto che emerge anche all’interno di Sesto Grado.

Sentivamo la forte esigenza di portare a terra tematiche che possono sembrare astratte, magari anche difficili da capire e che le persone spesso percepiscono come qualcosa di lontano, che non li tocca.

Avevamo quindi la necessità di partire da storie locali, testimonianze di persone che sul territorio toscano hanno avuto una riflessione su questi temi. Siamo poi arrivati a coinvolgere anche importanti esperti che ci hanno permesso di inserire quelle testimonianze in un quadro molto più ampio.

Se dovessi fare un esempio?

Nell’ultima puntata sulle specie aliene nel Mediterraneo partiamo dalle persone che sono in spiaggia e che raccontano una giornata di caldo ad ottobre. Si passa alla testimonianza di chi pratica sub e racconta com’è cambiata la sua esperienza con le specie aliene arrivate nel Mediterraneo e sulla costa della Toscana. Infine abbiamo la visione più globale e autorevole di Stefano Liberti, giornalista e scrittore coinvolto nell’argomento.

Come percepisci la comunicazione ambientale? In cosa è possibile ancora migliorare?

È una domanda che mi sono spesso fatta anch’io. Come si comunica il cambiamento climatico? Anche nel mio percorso personale da attivista ho cambiato molto il modo di comunicare. Prima del 2019, quando siamo scesi in piazza con i primi scioperi globali, del clima non se ne sentiva parlare. Era un argomento molto tecnico, molto specializzato.

Ovviamente anche come attivisti c’è stata inizialmente una comunicazione un po’ allarmistica, aggressiva, perché sentivamo il peso e l’urgenza della questione, ma vedevamo che nessuno intorno agiva.

Col tempo poi ci siamo resi conto dei danni di questo tipo di comunicazione, perché era una comunicazione che paralizzava molte persone le quali sentivano il peso del mondo sulle loro spalle e giustamente non avevano gli strumenti per affrontarlo.

Successivamente ci siamo interrogati su come cambiare il nostro approccio, mantenere il senso di urgenza e gravità, ma inserire comunque degli elementi propositivi. Abbiamo voluto trovare un senso comune e una soluzione collettiva, qualcosa che si proponesse come call to action, che cambiasse l’idea di avere la responsabilità di questa situazione a livello individuale e non invece a livello collettivo.

Vale lo stesso per i mass media tradizionali?

Anche questi hanno compreso che comunicare sempre in tono allarmistico allontana le persone da questo tipo di argomento. Era necessario trovare nuovi modi di coinvolgere le persone, capire insieme, magari anche in modo creativo, cosa fare per migliorare questa situazione.

Joanna Macy, che ha scritto il libro Speranza Attiva (Terranuova Edizioni, 2021) dice che ci sono tre tipi di comunicazione: quella allarmistica, quella del business as usual e quella della grande scommessa. 

La prima inizialmente era molto usata ma crea il panico, la seconda è quella che sta tornando in auge ed esprime un senso di disimpegno generato dallo sconforto di non percepire un cambiamento concreto.

La terza, è quella che invece cercano di portare in movimenti come Fridays for Future, la grande scommessa per l’appunto: essere consapevoli di quello che sta succedendo, e avere allo stesso tempo un grande obiettivo davanti da raggiungere, che muove e spinge ad andare avanti.

Il podcast può essere uno strumento per parlare di questi argomenti?

In Sesto Grado la parte di intervista è realizzata in video e va anche sulla televisione. È una modalità che in ogni caso permette di dialogare con una persona e instaurare con essa un rapporto confidenziale, che viene percepito dagli ascoltatori.

Sul tema della crisi climatica le persone spesso si sentono in giudizio, non perfette e quindi non in grado di essere parte dell’azione. Quindi una comunicazione one to one può servire a far prendere consapevolezza. Si tratta in ogni caso di qualcosa di grande, ed è giusto non essere perfetti, ma è importante provarci, mettersi in moto.

Il podcast può essere uno strumento per dare quell’energia in più a livello personale e farci sentire parte di qualcosa di più grande, in modo positivo.