Dopo i non proprio esaltanti risultati della conferenza di Copenaghen di un anno fa e mentre i grandi della Terra stanno cercando di trovare un accordo sul clima riunendosi a Cancún, in Messico, fino al 10 dicembre per la sedicesima conferenza ONU sul cambiamento climatico, enti e cittadini si muovono per comprendere meglio cosa si intende per cambiamento climatico e si impegnano ad attuare comportamenti sostenibili.
In quest’ottica il Museo A come Ambiente di Torino ha inaugurato lo scorso 3 dicembre, CLIMA! una nuova area tematica fra l’exhibit e l’aula didattica, che tratta il tema del cambiamento climatico proponendo una lettura interessante per tutte le fasce di età attraverso la prospettiva della divulgazione scientifica e non della comunicazione allarmistica!
Il direttore del museo, Carlo Degiacomi, ha gentilmente risposto alle nostre domande.
Al Museo A come Ambiente di Torino è stata inaugurata una nuova area espositiva sui cambiamenti climatici. Come si inserisce nel percorso museale?
«L’area dal titolo CLIMA! è collocata nella hall del Museo, in un ruolo quindi centrale. Diventa l’inizio del percorso che poi prosegue nei vari piani con l’energia, i trasporti, i rifiuti, l’acqua, l’alimentazione. Pone la questione del futuro del pianeta ai visitatori senza toni allarmistici, ma anche senza incertezze: dobbiamo subito, sia a livello individuale che collettivo, individuare i possibili cambiamenti di comportamento. Gli animatori aiutano la fruizione e consigliano percorsi, suggeriscono domande, facilitano l’uso della “macchina della divulgazione” (l’exhibit) accompagnando il pubblico a cercare soluzioni».
Lo slogan “La Terra chiede aiuto…e io le do una mano” è sicuramente molto accattivante. Che messaggio volete trasmettere ai visitatori?
«La conoscenza serve davvero se viene usata per agire e quindi per ragionare, discutere, analizzare, approfondire, ricercare e alla fine sviluppare buone pratiche. Che cosa posso fare io? Tutti, a qualsiasi età, possiamo essere un po’ più esperti di temi pratici ambientali: come abito, come mangio, come passo il mio tempo libero, come mi vesto…».
Perché avete deciso di impegnarvi in questa nuova avventura?
«Il linguaggio di divulgazione scientifica, attraverso una interattività spinta, giocosa, divertente, emotiva, ci permette di affrontare qualsiasi argomento, specie quelli complessi e articolati, per cui spesso il pubblico non è sufficientemente informato. Il nostro obiettivo è di far uscire chi visita il museo un po’ più informato, in grado di pensare con la propria testa, perché ha esaminato i pro e i contro di molti aspetti della sua vita quotidiana, che spesso non riesce e interpretare. Su di un tema come i cambiamenti climatici bisogna anche diffondere l’idea che non bastano le nostre buone pratiche, ma che i governi dal livello internazionale a quello locale, possono svolgere un ruolo fondamentale e quindi vanno misurati sulle scelte».
Cosa rende questo progetto innovativo?
«L’innovazione sta nell’uso di tante tecnologie (compresi gli schermi con marchio Ecolabel attenti ai risparmi energetici) non per stupire, ma per fornire informazioni in modo diretto, per coinvolgere e sviluppare curiosità che rimangono nel nostro cervello anche dopo, quando usciamo, quando sentiamo la tv, quando leggiamo i giornali, quando facciamo una banale azione a casa nostra e non ci interroghiamo se è possibile farla in modo diverso: è un livello interessante di divulgazione che cerca di suggerire nuovi comportamenti».
Questa nuova area espositiva, ideata e progettata dallo staff del Museo A come Ambiente, è sicuramente coinvolgente: ovunque si tocca, si calpesta, si ascolta, si vede. Il visitatore diventa protagonista attivo: non subisce una comunicazione unidirezionale, ma agisce, si confronta con se stesso e con gli altri. Consigliamo di visitare il “Museo A come Ambiente: conoscere e giocare… per cambiare” perché raccontare un exhibit è certamente molto meno efficace che “viverlo” in diretta!