Il portale tuttogreen.it ha recentemente riportato una triste notizia: metà dei sacchetti in bioplastica che circolano in Italia risultano illegali, ossia non conformi alla legge nazionale che ha messo al bando le vecchie buste per la spesa in materiale plastico.
Infatti, dal 2010 in Italia sono fuori norma i sacchetti non biodegradabili, eppure circa la metà dei sacchetti in circolazione continua a non esserlo. Perciò, allo scopo di sensibilizzare i consumatori all’utilizzo della busta giusta, Legambiente ha realizzato un video che vede come protagonista Fortunato Cerlino, il Pietro Savastano della serie Tv Gomorra. L’attore ha prestato gratuitamente la sua immagine per denunciare il problema: “Scegliere negozi virtuosi che hanno i sacchetti giusti è un modo per non portare soldi alla camorra”.
In molte zone della Campania la camorra costringe infatti i negozianti a comprare le loro buste illegali: una sorta di pizzo mascherato da servizio. Ad opporsi a questo sistema ci sono persone come Gennaro Del Prete e Massimiliano Noviello, entrambi figli di vittime di camorra che, avendo denunciato il racket, per questo sono state uccise. I due adesso gestiscono la Cooperativa 21, che produce sacchetti biodegradabili: “Scegliere noi vuol dire scegliere un percorso di legalità e di trasparenza”, hanno dichiarato. Nel dettaglio, la Cooperativa Ventuno è una start-up nata per la rivendita di prodotti ecologici e compostabili, dai bioshopper ai prodotti per l’agricoltura.
Del Prete e Noviello sono accomunati dalla morte dei rispettivi padri uccisi dalla camorra, perché volevano un’Italia libera dalle illegalità. Federico Del Prete, sindacalista degli ambulanti, nel 2002 aveva denunciato il racket delle buste di plastica alla fiera settimanale di Mondragone facendo arrestare un vigile urbano. La camorra lo ha ucciso il 18 febbraio 2002; il giorno successivo avrebbe dovuto testimoniare nel processo a cui lui stesso aveva dato impulso. Stessa sorte per l’imprenditore Domenico Noviello, che nel 2008 era riuscito a far arrestare e condannare gli emissari del clan dei Casalesi. Ma il loro coraggio e il loro impegno, verso la costruzione di una società civile fondata sulla legalità e sul lavoro onesto, continua oggi a vivere nella cooperativa sociale fondata dai figli.