Quando l’ecologia si fa arte: dalla “Città del Riciclo” alla “Città Meravigliosa”

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di Paolo Ghiga

Non esiste un’unica interpretazione dell’ambiente e dell’ecosostenibilità: è questo il concetto espresso dagli artisti, novelli “messaggeri” di sostenibilità ambientale, durante la manifestazione del 2 luglio scorso, organizzata da Ecocity Onlus a Frascati dal titolo “Ecoartisti offresi I,II. Arte design Ambiente e Reti di sostenibilità – Non mancano rituali e tabù: i nuovi guardiani ecologici”, e che rappresenta il frutto delle riflessioni sul ciclo della trasformazione della materia. Risultato di una ricerca sul territorio dei Castelli Romani iniziata nel 2004, il progetto è finalizzato a coinvolgere artisti come pittori, designer, artigiani, scrittori e musicisti che realizzano opere e progetti capaci di comunicare l’ambiente sotto il profilo della tutela e la condivisione della qualità della vita.

Daniela Zannetti è la presidente di Ecocity Onlus, un team professionale composto da soci ordinari e soci volontari, giornalisti, sostenitori e collaboratori che nasce alla fine del 2005 come Osservatorio Ambientale nell’area dei Castelli Romani e diviene associazione riconosciuta nel 2006. Il monitoraggio ambientale e l’abbandono indiscriminato di rifiuti nell’ambiente, legati al concetto di economia del Capitale Naturale, all’interno di una comunità partecipe alle scelte di politica ambientale e la consapevolezza della necessità di realizzare reti di sostenibilità codificano la filosofia di questa Onlus.

Ecocity crede nella collettività, nelle relazioni “eco-centriche”. «Ogni disciplina artistica offre importanti canali di comunicazione – sottolinea la Zannetti – Ecocity ha messo a punto una serie di iniziative rivolte alla cittadinanza per un ambiente condiviso. Sostenere e diffondere la cultura di una Eco economia che includa nel calcolo di guadagno il costo ecologico ed il beneficio di un corretto impiego delle risorse vitali del pianeta, dei processi eco-compatibili, sostenibili e dei modelli di consumo responsabili».

Molteplici le iniziative proposte: dalla campagna di comunicazione sul riciclo dei rifiuti e la raccolta differenziata porta a porta “Differenziare. Un gesto naturale”, a quella sul recupero della materia organica ed il compostaggio domestico “CompostiAmo”.
Importanti le azioni svolte con Legambiente (“Puliamo il mondo”, “Puliamo il buio”), gli eventi di cultura ambientale (“Il Pifferaio Ecomagico”, “Ingombri”, “Biutiful Naturando”, “Ambiente in Comune”, “Arte che avanza”), l’attenzione all’informazione (“Due Punti”, “Ingombri”).

Secondo Daniela Zannetti l’idea di unire l’arte, nelle sue varie accezioni, ad un criterio etico concernente l’utilizzo del materiale rifiuto «è propria di quel Manifesto di tutela ambientale con cui Ecocity onlus iniziò a descrivere i campi propri di una Città Ecologica ed il suo “nuovo codice dei rifiuti”: quelli di una “Recycle city”, nella sfera della sensibilizzazione sociale e della comunicazione del Fare e Riciclare; di una “Beautiful City”, ovvero lo spazio di una città meravigliosa, dove arte, ambiente ed architettura sviluppassero l’immaginazione animandone lo spirito». E’ necessario «dare continuità al progetto EcoArtisti come strumento di dialogo. Il potere dell’arte di comunicare e creare legami contribuisce all’armonizzazione delle persone attorno ad una identità o scopo comune, l’ambiente, l’’uomo – secondo la Soziale Plastik di Joseph Beuys – è il custode di un’energia in grado di modificare il mondo. Segno tangibile di ciò è la sua capacità di modificare gli oggetti. L’Arte non è più un concetto museale, bensì antropologico».

La capacità di interagire e modificare la materia dell’arte, può contribuire alla trasformazione della cultura del consumo: tutti, in primis gli artisti, possano rivelarsi guide e guardiani, elementi attivi plasmanti la cultura sociale, attraverso, ad esempio, le interpretazioni proposte da Elisabetta Fazi nelle sculture di “Contenuto e contenitore”, che evidenziano come nulla si perda ma sia parte di un tutto trascendente o nel caso delle lampade realizzate da Marco Celidonio in “Luce”, dove lo stesso concetto si fa puro design.
Alla memoria, inoltre, sono consegnati gli orrori della guerra, rappresentati dalle forme vuote di Agata Chiusano in “Riconoscimento”: abiti privi di corpi, numeri, sagome che ci separano dalla vita.
Una manifestazione caleidoscopica a 360°, dove la figura dell’artista-sciamano in “Cenere”, di Giorgio Galli, delinea il nuovo guardiano, l’artista, che coglie la richiesta d’aiuto della città-villaggio, il senso di continua genesi dell’arte, quella trasformazione necessaria per un futuro davvero nuovo, dove vivere «…una città alimentata unicamente con energie rinnovabili, dove tutti si spostano con mezzi pubblici elettrici o in bicicletta, dove il market locale vende solo prodotti freschi provenienti dall’area circostante…una Ecocity, un eco villaggio che non fonda le sue attività sullo smodato consumo di combustibile fossile e non divora risorse e materiali a ritmo sostenuto», come conclude la Zannetti nel comunicato stampa di Ecocity Onlus.

L’utopia di uomini che proteggano il mondo di cui sono ospiti viene contagiata da questa coscienza consapevole di come si possa, o si potrebbe, fare qualcosa per rimodellare le menti, per condurci verso un mondo maturo svincolato dall’ideologia del consumismo.
Da oggi abbiamo uno strumento in più per sostenere l’ambiente ma anche le coscienze e le speranze degli uomini.

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