Anti-sismicità, sostenibilità energetica, adattamento al cambiamento climatico e al dissesto idrogeologico. Ma anche economia circolare, industria 4.0 e modelli di governance della trasformazione. Per spiegare come rendere forte e resiliente l’economia del nostro paese, in una fase di grande trasformazione (automatizzazione, informatizzazione, manifattura additiva, circular economy), la Scuola di Resilienza, dal 15 al 18 dicembre a Rovereto, presso Progetto Manifattura, l’incubatore tematico green di Trentino Sviluppo, ha organizzato una serie di sessioni tematiche all’interno dei lavori dell’atteso evento per pubbliche amministrazioni e grandi imprese.
Adattarsi alla trasformazione per sopravvivere
Si parlerà di come progettare le città e i territori per adattarsi alle trasformazioni in corso nei settori produttivi e agli shock dei repentini cambiamenti dei modelli produttivi. Allora quali sono le soluzioni? Esiste una via italiana alla manifattura 4.0? Durante i lavori si racconterà come unire la tradizione manifatturiera italiana delle botteghe e della piccola industria, lo stile italiano e questi nuovi processi di manifattura leggera, flessibile, adattiva.
«Per certi versi, quel che sta accadendo ricorda ciò che è successo 20 anni fa, quando Internet da materia per addetti ai lavori è arrivata al grande pubblico. Esattamente come allora, tutti ne parlano, tutti concordano sul fatto che questo trasformerà profondamente il nostro modo di vivere e di lavorare. Ma, come accade in tutte le rivoluzioni, non è affatto chiaro che direzione prenderà il cambiamento» spiega Annibale D’Elia, esperto di innovazione nelle politiche pubbliche.
Secondo D’Elia dobbiamo immaginare delle politiche pubbliche che funzionino non come una fabbrica fordista, ma come una start-up capace di operare in contesti in alta variabilità: il successo non sono grandi piani pluriennali rigidi, ma avere la possibilità di partire leggeri, comprendere-facendo (learn-by-doing), formule rapide di valutazione. È molto interessante il ruolo delle città che si candidano a diventare gli incubatori naturali di questa grande trasformazione.
Non a caso gli organizzatori hanno scelto Progetto Manifattura a Rovereto, uno spazio simbolo di organizzazione ibrida e nuova manifattura, orientata alla green e circular economy, seguendo i temi di remanifacturing e manifattura additiva.
Resilienza come chiave dell’economia circolare
Allo stesso tempo la resilienza dei sistemi economici richiede una strategia di flussi della materia completamente diversa da quello lineare “estrai-consuma-butta”. Con l’economia circolare, un modello di produzione e consumo basato sull’azzeramento degli sprechi e degli scarti, insieme a un potenziamento del valore d’uso della marca e ad un’estensione della durata di vita dei prodotti, le città, le aree metropolitane, i territori, possono contenere l’approvvigionamento delle materie prime dall’esterno, riciclando e riutilizzando, impiegando biomateriali, usando processi di condivisione reale degli oggetti.
«L’economia circolare è per definizione una strategia di resilienza, in particolare per quelle aree che non sono particolarmente ricche di tante materie prime, ma che virtuosamente possono adottare modelli circolari in tanti settori produttivi, incluso quello energetico con la produzione decentrata di energia», spiega Ilaria Nicoletta Brambilla, autrice del libro “Che Cosa è l’Economia Circolare”. «Le città e le industrie si rafforzano adottando questo pensiero economico. La buona notizia? L’Italia per una volta è avanti rispetto a tanti paesi, inclusi gli Stati Uniti».
Per scoprire più in dettaglio questa rivoluzione strutturale, capace di prepararsi agli shock del futuro, non resta che partecipare alla Scuola di Resilienza.