Tempo di Mondiali e il Sudafrica è il protagonista. Il più grande evento calcistico della stagione 2010 è iniziato e mentre il tifo impazza negli stadi al ritmo delle vuvuzela c’è chi si domanda se il grande evento oltre che memorabile (è la prima volta che è ospitato da un paese africano) sarà anche ecosostenibile.
Analizzando le stime elaborate dagli esperti, i Mondiali in Sudafrica rischiano di avere un impatto climatico devastante con un elevato rischio di emissioni di carbonio a livelli otto volte superiori rispetto agli ultimi Mondiali in Germania.
Per contrastare questa desolante previsione, il Sudafrica ha formulato un piano d’azione denominato “Green Goal Action Plan 2010”. In collaborazione con l’ UNEP (United Nations Enviroment Programme), con il GEF (Global Enviroment Facility) e con il DFE (South African Department of Enviromental) sono stati presentati tre grandi progetti che mirano allo sviluppo di energie rinnovabile, allo sviluppo di un turismo responsabile e alla riduzione delle emissioni di carbonio.
Nel campo delle energie rinnovabili le città che ospitano le partite dei mondiali (Pretoria, Johannesburg, Port Elizabeth, Polokwane, Rustenburg e Bloemfontein) sono state dotate di lampioni pubblici, semafori e cartelloni alimentati ad energia solare per diminuire la produzione delle centrali a carbone.
Riguardo allo sviluppo di un turismo responsabile gli organizzatori hanno distribuito un “Passport” di 32 pagine in cui sono riportati dei consigli verdi ed informazioni sul turismo responsabile. L’opuscolo è anche scaricabile dal sito greenpassport.co.za. Un minisondaggio fra i tifosi arrivati in Sudafrica ha evidenziato, però, la scarsa conoscenza del progetto: infatti solo un quarto dei tifosi è al corrente del progetto “Green Goal”.
Infine, ma non meno importante, si è lavorato per mantenere sotto controllo le emissioni di carbonio. Coinvolgendo alcune nazionali, fra cui l’Italia, è nato il progetto “carbon footprint” per neutralizzare le emissioni di CO2 derivati dai voli a lungo raggio. Secondo l’UNEP grazie alla collaborazione di queste 11 squadre si stima una riduzione intorno alle 6.000 tonnellate di gas a effetto serra. Inoltre sono stati incentivati l’uso dei mezzi pubblici, dei taxi ecologici e delle piste ciclabili per i tifosi che devono raggiungere gli stadi.
Numerose le iniziative a sostegno di un modello equo e responsabile anche dal Mondo.
In Italia Coop ha lanciato una t-shirt della linea solidal, in edizione limitata, con lo slogan “Africa for a sustainble World”. Chi acquisterà la maglietta contribuirà ad uno sviluppo equilibrato e sosterrà i diritti dei lavoratori africani.
Insomma sulla carta tutto sembra voler puntare a far si che questo Mondiale aiuti il Sudafrica a diventare esempio di ecosostenibilità. L’augurio è che i benefici siano reali per tutti e che non sia l’ennesima campagna mediatica che mostra al mondo un Sudafrica che non c’è.
Miliardi di dollari sprecati per stadi usa e getta che, spente le luci del Mondiale, verranno abbandonati all'oblio del tempo. Tanti sudafricani che lasciano campi, pascoli e attività tradizionali per farsi imprenditori ad-hoc nel settore turistico, incrementando il PIL per circa due mesi al prezzo di scombussolare il sistema produttivo e la coesione sociale. E che dire delle vuvuzelas, inutili trombette richieste da mezzo mondo: non voglio pensare a quanta plastica finirà in discarica una volta passate di moda.
Questi Mondiali non sono altro che l'espressione di un capitalismo malato che fa della banalizzazione pret-a-porter il suo credo.