Kel12, tour operator specializzato in viaggi per piccoli gruppi e fuori dai circuiti di massa organizza viaggi particolari che pongono la relazione sociale al centro del viaggio stesso in luoghi così delicati e preziosi che quasi non si vorrebbe fossero accessibili e godibili da chiunque. Attenzione all’impatto sugli ecosistemi e sulle culture locali vanno di pari passo con l’acquisizione dei proventi di un turismo eco-sostenibile, soprattutto ora che Kel12 ha siglato un’intesa con il Cosv, società non governativa e associazione no profit che da oltre 40 anni si dedica al settore della cooperazione allo sviluppo e degli aiuti umanitari.
Per Kel12 promuovere il turismo sostenibile vuol dire, sensibilizzare i viaggiatori attraverso i cataloghi ma soprattutto attraverso azioni di marketing diretto come gli incontri di preparazione al viaggio. “Da sempre nella politica di comunicazione di Kel12 – spiega Alberto Addis, co-amministratore insieme al fratello Piergianni, nonché direttore della comunicazione- ci sono gli incontri diretti con i viaggiatori. Per molti anni una necessità legata al fatto che il nostro modo di viaggiare era molto innovativo, non convenzionale e fuori dalle rotte abituali: questo portava alla necessità di parlare, convincere, sfruttare il passaparola. Una necessità, ma anche una volontà, un piacere da viaggiatori, visto che siamo questo prima ancora di essere Operatori. Solo scambiando esperienze, ascoltando, discutendo, facendo progetti e dando corpo ai “sogni” nascono prodotti nuovi o “rivisitati” capaci di soddisfare un pubblico esigente. Nel nome Kel12 (nella lingua Tuareg, tribù/famiglia allargata/gruppi/clan) c’è già la voglia di essere una comunità viaggiante”.
Fin qui la storia e il perché. Ci parli invece dei risultati?
“Assolutamente incoraggianti, quasi “eccezionali”: in molti sono tornati a viaggiare vincendo resistenze psicologiche e l’età, a tanti abbiamo spiegato e fatto toccare con mano che la nostra filosofia non è cambiata e che crescendo non ci siamo né massificati né snaturati. In termini numerici, il 30% di quanti sono venuti agli incontri settimanali a via Morone sono partiti già questa estate (e negli incontri non abbiamo parlato solo di viaggi estivi).”
All’interno della vostra strategia comunicativa gioca un ruolo importante la “Carta Etica del viaggiare e del viaggiatore”. Di cosa si tratta?
“Su questo punto abbiamo molto tentennato. La Carta etica era pronta già molti anni fa, quando di sostenibilità non si parlava. Peggio, quando chi ne parlava veniva deriso, guardato con la supponenza tipica di chi ha qualcosa da nascondere e quindi si ammanta di pregi che non ha. Poi la sostenibilità è diventata moda, parola da usare a piene mani, fiore all’occhiello. Ma quante volte c’è dietro un comportamento realmente sostenibile? A questo punto abbiamo messo il testo da parte perché non ci interessava né “farci belli” né alimentare polemiche dirette. Alla fine, due anni fa, abbiamo deciso che un comportamento del genere era forse giustificabile, serio e opportuno, ma che stavamo tradendo le nostre convinzioni e soprattutto la possibilità di aiutare a rispettare e far rispettare. Così, adesso, la Carta è nella sacca di tutti quelli che viaggiano con noi”.