Non si butta via niente

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di Eleonora Anello

Un po’ per la crisi, un po’ per l’ambiente, è meglio riutilizzare i resti degli abbondanti pasti delle feste. Natale si avvicina e presto saremo davanti a un mare di avanzi da dover gestire.
È stato calcolato che ogni anno nel solo Regno Unito vengono buttati 6,7 milioni di tonnellate di cibo ancora commestibile, l’equivalente a un terzo del cibo acquistato (Fonte: WRAP). Questo solo perché, magari, non si è pianificato bene il menù settimanale.

Recycle for London, la campagna pubblica di sensibilizzazione permanente, voluta dalla Greater London Authority, per aumentare la raccolta differenziata nella capitale inglese, attraverso il web, propone ricette con gli avanzi, inventate dai grandi chef per cucinare non solo con ciò che non viene consumato dei pasti, ma anche con ciò che è rimasto nascosto in un angolo del frigo. Anche gli internauti possono partecipare alla community culinaria e dare i loro consigli.

A livello nazionale, invece, il governo britannico dichiara di approffittare delle vacanze natalizie per far riflettere i propri cittadini su come aumentare la quantità di rifiuti riciclati, suggerendo nuovi settori di vita quotidiana da convertire al riuso. A tal proposito dal 2007 il WRAP (Waste & Resources Action Programme, finanziato dal governo) ha lanciato “Love food hate waste”. Grazie a questa efficace campagna, 1,8 milioni di famiglie stanno adottando misure volte a ridurre la quantità di cibo che buttano via. Tali accorgimenti determinano un risparmio complessivo di 296 milioni di euro e una riduzione di 600.000 tonnellate di gas serra su base annua.

Il risultato degli sforzi governativi nel persuadere i propri cittadini è rappresentato da questa campagna in pieno stile British: concreta, semplice e umoristica in modo sottile e sofisticato. “Love food hate waste” accosta caratteristici volti di persone comuni ai cibi che menziona e lo fa solo se il testimonial assomiglia al prodotto di cui si parla. Abbiamo così un uomo che assomiglia per colore e forma a una patata, un altro con riccioli da agnello. Lo humour ricopre sicuramente un ruolo non marginale nella campagna e lo fa non semplicemente nel linguaggio verbale ma dal suo accostamento con l’immagine. Un umorismo quindi che va oltre le parole, che si allaccia alle immagini e che coinvolge il destinatario in maniera divertente, impegnandolo nella co-produzione di senso.

Nell’augurarvi un buon appetito, proviamo a fare un esercizio di umorismo, atto comunicativo che non offende, ricordandovi che le ricette legate alle campagne citate sono… inglesi!

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