Da questo febbraio, Mario Santi, esperto nella prevenzione di rifiuti, meglio noto sul web come il “rifiutologo”, sarà l’autore di “Una finestra sulla prevenzione dei rifiuti”, rubrica fissa della newsletter di Rifiuti Lab.
La sezione ogni quindici giorni si rivolgerà nello specifico ai tecnici ambientali con l’obiettivo di informare in modo costante sull’evoluzione, sugli strumenti normativi ed economici e sulla diffusione delle esperienze, dando ampio spazio alle best practices, ai convegni e a tutte le iniziative utili che gravitano intorno al tema della riduzione dei rifiuti.
Dottor Santi, perchè il nome rifiutologo?
«Dal 1989 offro soluzioni professionali che aiutano le pubbliche amministrazioni e gli enti privati ad affrontare il problema dei rifiuti. Servizi per intercettarli, separarli e avviarli al riutilizzo; ma anche, specie negli ultimi anni, per arrestarne la crescita e cercare di interrompere la fatalità del ciclo produzione/consumo/rifiuto. E’ un lavoro che mi consente di utilizzare una chiave di lettura del mondo osservandolo in modo rovesciato. Se parto da sotto, da quello di cui ci liberiamo, capisco infatti molte cose: chi siamo, verso dove stiamo andando, qual è il livello di sostenibilità delle nostre vite. Ecco perchè mi piace definirmi “rifiutologo”».
Ci sveli le caratteristiche della sua rubrica…
«Finestra sulla prevenzione dei rifiuti vuole fornire notizie e spunti di riflessione sull’evoluzione della Direttiva del Parlamento Europeo e Consiglio UE 2008/98/CE, che pone la prevenzione al vertice della gerarchia comunitaria di gestione dei rifiuti e per cui il nostro paese dovrà darsi, entro il 12 dicembre 2013, un Programma nazionale di prevenzione. Darò quindi notizie sui finanziamenti disponbili, sui convegni di particolare rilevanza e segnalerò le pratiche più virtuose, approfondendo le tematiche legate alle azioni che portano alle più significative riduzioni dei rifiuti. Le buone pratiche si sviluppano sempre di più, come dimostro da tempo sul sito Prevenzione e minimizzazione dei rifiuti, che curo con il Gruppo di Lavoro di Federambiente. La loro diffusione è facilitata in modo particolare dalle Linee Guida sulle prevenzione dei rifiuti del 2006, che ho curato con le stesso Gruppo di Lavoro per l’Osservatorio nazionale sui Rifiuti e di cui sta per uscire un aggiornamento».
Nella sua esperienza lavorativa ha collaborato con molte amministrazioni. Ha visto molte campagne di comunicazione mirate a far diminuire la quantità di rifiuti prodotti. Quali caratteristiche deve avere una buona campagna?
«Buona è quella campagna che non si limita a un appello alla volontà, ma offre ai soggetti coinvolti motivazioni economico-sociali che rendono loro conveniente essere i protagonisti di quell’azione. Alcune azioni di prevenzione e riduzione dei rifiuti fanno bene all’ambiente come bere l’acqua del rubinetto, usare i pannolini lavabili, fare il compostaggio domestico, avvalersi di vestiti, mobili o computer usati. Limitandomi a informare su questo aspetto otterrò l’adesione degli ecologisti mentre la maggior parte delle persone saranno indifferenti alla mia forza persuasiva. Ma se evidenzio le maggiori garanzie sanitarie e il risparmio annuale sull’acqua minerale, o parlo del maggior benessere per il bebè e dei 1.500 € di pannolini risparmiati nei suo primi anni di vita; se spiego che posso risparmiare sulla tassa o sulla tariffa dei rifiuti e sugli acqusiti di fertilizzanti per le piante del giardino; che posso utilizzare beni che funzionano perfettamente, costano meno e attivano un indotto occupazionale e di recupero di risorse per il terzo settore, la mia campagna riscuoterà maggior successo».