Per sua natura non ha molta vita. Conclusa la campagna pubblicitaria finisce in discarica. Mezzo di comunicazione effimero, spesso costituito da materiale resistente, impermeabile e parecchio impattante, sia in fase di produzione che di smaltimento, il cartellone in PVC, nel capoluogo veneto, è stato fatto oggetto di riuso. Grazie a “..malefatte… di città di venezia…”, il messaggio pubblicitario dalle ampie metrature, ormai dismesso, viene decontestualizzato dalle forbici dei detenuti del carcere maschile di Santa Maria Maggiore e ricucito dando vita a numerose e utili borse.
L’idea di Fabrizio Olivetti, art director della Città di Venezia, è entrata nelle carceri grazie alla cooperativa Rio Terà dei Pensieri.
Anche se non si tratta di una vera e propria novità, non solo le amministrazioni, ma anche associazioni e addirittura le grandi e consolidate griffe si sono date alle borse eco-friendly, attraverso quest’operazione, nata nel maggio 2009, dai risvolti ambientali, oltre che sociali ed educativi, il banner pubblicitario, sotto altre spoglie, può tornare alla sua funzione originaria, ad essere cioè ammirato. Il lavoro artigiano si concretizza in borse molto trendy, green, manufatti unici e suggestivi dal valore artistico che, è proprio il caso di dirlo, si possono sfoggiare in ogni occasione.
L’iniziativa, piaciuta in modo particolare al sindaco uscente Cacciari, è stata inserita nei book shop dei musei e delle mostre della città lagunare.
«Penso che il successo ottenuto da questa iniziativa – spiega Olivetti – abbia dimostrato come anche semplici prodotti di uso quotidiano possano contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dell’ambiente. Il compito dei cosiddetti “creativi” è quello di rendere più “accattivanti” possibili le soluzioni adottate, e viste le richieste che ci pervengono, pure da importanti realtà, ritengo che la campagna abbia centrato l’obiettivo!».