Che l’urbanistica, l’architettura, l’ingegneria stiano cambiando è un dato di fatto. Così come è vero che tutti i progetti urbanistici stanno progressivamente cercando di avere maggior attenzione all’impatto ambientale, si impegnano a salvaguardare gli spazi verdi delle città e tentano di sensibilizzare i cittadini al rispetto della natura che li circonda. Ma a volte il design e l’arte hanno il sopravvento. Come sta succedendo a Milano, dove si progettano alcuni edifici rivestiti di una distesa di verde fino a rappresentare quasi un bosco: veri e propri grattacieli ecologici progettati da Stefano Boeri.
Stanno terminando proprio in questi mesi i test nella galleria del vento del Politecnico e la progettazione di un sistema di ancoraggio delle radici degli alberi, oltre che un monitoraggio costante con applicazioni domotiche per il nuovo bosco verticale. L’obiettivo è quello di realizzare all’interno di un’area da oltre 300mila metriquadrati solo edifici certificati con il sistema nordamericano del Leed (Leadership in energy and environmental design). Particolarmente attesa la partita relativa all’Isola per 29mila metriquadrati: si tratta di realizzare, oltre alle due strutture destinate ad abitazione di Boeri (105 e 75 metri), gli edifici firmati dagli architetti di fama internazionale William Mc Donough (uffici per 6.300 metri quadrati) e Lucien Lagrange (residenziale su 4 piani). E il tutto in tempi record: entro il 2013 Hines, la società di promozione del progetto, conta di completare tutto il nuovo quartiere.
In particolare, i due edifici di Stefano Boeri diventeranno uno dei landmark della Milano che cambia e guarda verso l’Expo 2015: rivestiti di una distesa di verde, le due torri prevedono 120 alberi di grandi dimensioni, 544 di taglia media, oltre 4mila piccoli arbusti. Gli alberi saranno piantati sulle quattro facciate degli edifici e proteggeranno la struttura dall’irraggiamento eccessivo dei mesi estivi mentre lasceranno passare la luce in quelli invernali. Secondo i progettisti combatteranno anche l’inquinamento acustico, cattureranno le polveri sottili, rilasceranno umidità e produrranno ossigeno. E se si spezzano? È stato calcolato anche questo. Le piante, sempreverdi e foglianti (scelte per la loro capacità di vivere nelle condizioni previste e per non creare allergie), potranno arrivare a 6 metri di altezza ed un sicuro sistema di ancoraggio le terrà ben salde alla parete.
«Verificheremo le piante una ad una – ha spiegato Laura Gatti, una delle paesaggiste agronome – il vero e proprio momento critico sarà nei primi due anni, poi le radici renderanno sicura la struttura. Fondamentale sarà la manutenzione: sensori monitoreranno la crescita, il bisogno d’acqua, lo stato delle vasche, il costante ancoraggio. Ci sarà anche un sistema di innaffiamento centralizzato con sonde». Ovviamente la distribuzione degli alberi è stata attentamente studiata: riveste caratteri ecologici e ornamentali per far sì che il complesso verde sia riconoscibile come un sistema architettonico.
Ma è davvero questo il giusto modo di creare aree verdi nelle città? Boschi verticali su cui fare free climbing? Milano possiede una tradizione importante nel campo dell’urbanistica e del disegno della città in quanto intima connessione tra architettura, società e tendenze sociali: l’esempio da dare, dunque, non dovrebbe essere quello di una sapiente costruzione che sappia creare, ben saldo a terra, il giusto equilibrio tra edifici (con pannelli solari, ascensori che funzionano con energie rinnovabili, etc) e aree verdi?
Mi piacerebbe conoscere i costi di manutenzione , in modo particolare quando ci sarà bisogno di effettuare delle potature che andranno fatte in sicurezza data l'altezza dell'ubicazione delle piante!