Il campo brulica di uomini affaccendati chi ad accendere un fuoco, chi ad ultimare una scheggiatura indiretta, verificandone l’efficacia, chi a realizzare cordicelle ritorcendo fibre vegetali. Non è uno scenario apocalittico post guerra nucleare ma il prossimo obiettivo di alcuni stage di archeologia sperimentale che si terranno sabato 4 e domenica 5 settembre prossimi presso il Parco dell’Orecchiella, S. Romano (LU), a cura di Alfio e Ilaria Tomaselli.
Al centro di questo Laboratorio di Archeologia Sperimentale il rapporto dell’uomo moderno con la natura e le sue ricchezze: nell’era della tecnologia più esasperata, costituita da microchip e nuovi materiali, la possibilità costruttiva di non dipendere da una batteria al litio e da una presa elettrica, almeno per qualche ora, ed essere tutt’uno con la natura.
Riconoscere le materie prime adatte alla scheggiatura, un antico processo di lavorazione della pietra per realizzare strumenti utili alla caccia e all’uso quotidiano, la produzione di cordami ottenuti dalla torsione di fibre vegetali, tendini e budelli di animali, le tecniche di accensione del fuoco, la lavorazione delle pelli, dalla raschiatura alla concia, i colori minerali e le tecniche pittoriche, la realizzazione di monili con steatite e conchiglie fossili e odierne, la lavorazione dell’osso e la creazione di armi come il propulsore e il bolas: si tratta di esperienze molto vicine all’educazione ambientale, anzi se vogliamo ne sono un degno prologo.
Ai prodromi del discorso i contenuti divulgativi e didattici del progetto: nelle note riportate sul sito del Laboratorio si apprezza in modo particolare lo spirito espresso nello slogan “Divulgare coinvolgendo”, senza sterili presentazioni virtuali, ma attraverso la manualità e la conoscenza diretta. Aggiungerei “Per conoscere e salvaguardare meglio”.
L’uomo preistorico sopravviveva applicando queste tecniche, nel rispetto, in parte inconscio, della natura: ma oggi che valore aggiunto potremmo trarre da quest’esperienza?
Sicuramente comprendere che saccheggiare la natura senza apprezzarne, almeno in parte, i meccanismi e le potenzialità, rappresenta l’autostrada sulla quale accelerare verso la distruzione degli ecosistemi.
Inoltre ci viene offerta la possibilità di difendere con maggior interesse e obiettività, anche pratica, il valore intrinseco della natura: quanto più efficace l’impegno nel sostenere una campagna in difesa di qualcosa che si conosce da vicino, che si è toccato con mano?
Un ultimo aspetto da non sottovalutare: la manualità e il rapporto con un mondo e con certe tradizioni artigiane che la modernità ci ha quasi costretto ad accantonare dovrebbe condurci a rivalutare l’uomo immerso nella natura, con la quale costituire un tutto armonico, uno scambio reciproco infinito.
Ancora una volta la lezione didattica e l’educazione ambientale possono condurci verso un rapporto migliore con il mondo che ci circonda e che viviamo, spesso, con scarsa consapevolezza.
Buona scheggiatura a tutti coloro i quali decideranno di partecipare!