Il compito degli educatori nell’affrontare le tematiche ambientali

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di Silvia Musso

Lo studio ci rende liberi e contribuisce al progresso della società. Su questo non si discute. Ma quanto inquina l’attività scientifica? Pensiamo a uno studente che si deve laureare. Per scrivere una tesi si fa ampio uso di energia: si stampa, si masterizza, si tiene acceso il computer per ore ed ore; si viaggia, si telefona, si scrivono messaggi di posta elettronica; si comprano libri e DVD; si sta a lungo collegati ad Internet; si partecipa a conferenze ed incontri. I più attenti all’ambiente cercano di compensare con utili e originali iniziative, come Graziano Isaia, neolaureato in Scienze della Formazione all’Università degli Studi di Torino, che ha scelto di compensare le emissioni con l’acquisto di un albero. Il processo è stato certificato da FilieraCO2 (Università della Basilicata).

La redazione riceve spesso, da parte di studenti universitari neo-laureati o da dottorandi, delle segnalazioni di tesi di laurea e ricerche nell’ambito della comunicazione ambientale. Per evitare di vederle morire tra gli scaffali di una libreria e provare invece a dare loro un po’ di visibilità, abbiamo deciso di dedicare alcuni articoli alle loro recensioni.

Questo vuole essere anche un invito a chi lo desidera di mandarci i propri lavori e abstract. La comunicazione ambientale è una disciplina in via di definizione che può essere trattata trasversalmente secondo diversi punti di vista. Il nostro vuole essere un piccolo contributo per la sua codificazione e diffusione.

Iniziamo questo percorso con il lavoro di Isaia, La geografia dell’energia. Un viaggio tra i problemi di Gaia e tra le buone pratiche per la sua salvaguardia (relatore prof.ssa Caterina Simonetta). L’autore parte dalla semplice considerazione che se da un lato l’uomo sta causando seri danni ambientali, dall’altro tra gli amministratori locali e la gente comune, si è diffusa sempre più, la voglia di cambiare la società e di indirizzare lo sviluppo in una direzione sostenibile o comunque diversa da quella che ha caratterizzato gli ultimi due secoli. Esistono infatti molti esempi di persone che, con piccole o grandi azioni, intervengono positivamente per la conservazione della Terra, degli esseri viventi, della Vita.

La tenacia di tali individui che può sembrare un lusso o un’utopia è pur sempre un indirizzo saggio, che merita di essere comunicato e diffuso. L’autore si chiede quindi: l’educazione cosa può fare in tale senso? «L’educatore, cioè ogni persona investita di responsabilità educative, – spiega Isaia – dovrebbe avere a cuore il problema ambientale, perché esso è all’origine di profonde sofferenze e disuguaglianze che sono il contrario dell’auspicio profondo della pedagogia, la quale mira al contrario all’elevazione dell’uomo. L’educatore dovrebbe essere in prima linea nella comunicazione del problema e nella proposta di soluzioni. L’educazione promuove gioia, armonia, condivisione, futuro, speranza. Se fa altro, non può chiamarsi in senso stretto educazione. Mentre la salute di Gaia, per gli economisti tradizionali, è probabilmente una questione di vantaggi immediati, e per gli scienziati è una questione di numeri, per l’educatore è un dovere morale».

Riteniamo il percorso proposto con questa ricerca, un puntuale e ricco campionario di quelle nozioni sia teoriche che pratiche (una prima parte teorica, incentrata su tematiche prevalentemente legate al discorso energetico, è seguita da capitoli dedicati alla presentazione di numerose case histories su tutto il territorio nazionale) che ogni educatore – soprattutto coloro che si occupano di geografia che, almeno nella scuola primaria, coincide con lo studio dell’ambiente – dovrebbe conoscere per poterle poi insegnare.

I bambini e i ragazzi sono molto sensibili ai temi ambientali e potrebbero rivelare delle soluzioni inaspettate e soprattutto immediatamente applicabili. Nel rapporto tra educatori e discenti non può mancare un dibattito costruttivo su questi argomenti, anche perché dal confronto può sorgere la voglia di adottare comportamenti individuali più saggi.

Gli educatori possono e debbono incentrare i percorsi formativi sui temi ambientali più urgenti e pregnanti della modernità, perché come afferma ancora Isaia: «in fondo l’educazione è sempre una questione di scelte ed è opportuno scegliere per il meglio».

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