Tra il 2008 e il 2009, in concomitanza con la cosiddetta emergenza rifiuti che colpì Napoli e la Campania, dalla fulvida immaginazione dell’attore di origine palermitana Luigi Ciotta inizia a delinearsi l’idea di personaggio buffonesco obeso, quasi deforme, il cui solo interesse è quello di mangiare e che vive in un bidone dell’immondizia in strada per nutrirsi, gratuitamente, di tutto ciò che la gente butta via.
A partire da questo primo embrione, con la regia di Philip Radice, è stato sviluppato Funky Pudding, spettacolo di strada satirico italo-francese della Compagnia En CroQ e denuncia sugli sprechi alimentari e sul cibo spazzatura che vedeva un cuoco obeso alle prese con la sua cucina collocata dentro un grande bidone della spazzatura. Parodia dei programmi televisivi culinari, dei rituali nati attorno al cibo e del rapporto dell’individuo con i propri rifiuti, dall’autunno 2009, grazie al coinvolgimento dell’attrice parigina Aurélia Dedieu, lo spettacolo si arricchisce di un secondo buffone e amplia le tematiche affrontate al problema del consumismo facendo riferimento non solo all’Italia ma ad una realtà internazionale.
«Per noi il teatro, così come l’arte in generale – spiega Luigi Ciotta – è un modo per parlare e comunicare con la gente e nello stesso tempo riflettere sui problemi della società, quindi anche quelli legati all’ambiente. E’ sempre stato così nella storia, un po’ meno forse nella contemporaneità; ogni artista poi sceglie il modo più appropriato per farlo, il nostro è un approccio satirico al problema dei rifiuti e alla società di consumo. Noi abbiamo scelto il teatro di strada cercando di toccare un pubblico il più variegato possibile, tramite una forma artistica estremamente popolare».
Lo spettacolo, fin dai suoi inizi, è stato accolto favorevolmente sia dalla critica che dal pubblico. Nel 2009 vince il premio del concorso “Cantieri di Strada 2009” della FNAS (Federazione Nazionale Artisti di Strada), e il premio Mercurdo al Mercurdo Festival dell’Assurdo e viene presentato in ben quaranta festival in tutta Italia. L’impatto sul pubblico è forte: la gente all’inizio ride per l’aspetto grottesco e l’assurdità della situazione e man mano che lo spettacolo avanza anche il riso diventa più consapevole e a volte amaro. Lo spettacolo non fa solamente ridere, ma fa riflettere e discutere.
L’utilizzo del teatro potrebbe essere molto utile all’interno di campagne di comunicazione ambientale (in questo caso ad esempio sulla raccolta differenziata o sulla riduzione dei rifiuti), come integrazione ai più consueti canali come locandine, affissioni, spot radio, incontri pubblici ecc. e anche Ciotta sembra essere d’accordo: «Dall’esperienza che stiamo facendo grazie a questo spettacolo direi che il teatro è un mezzo molto utile di comunicazione, e può essere ottimo come integrazione a tematiche sociali di vario tipo. Spesso l’informazione “diretta e schietta” ha un lato “colpabilizzatore”, al contrario se si arriva a conquistare gli spettatori in maniera positiva, tramite la risata nel nostro caso, allora diviene più facile farli riflettere sui problemi e forse rimettere in questione le abitudini e i modi di vita di ciascuno».
La compagnia che vorrebbe esportare lo spettacolo oltre i confini italo-francesi, sta lavorando una versione spagnola e inglese. A giugno i due buffoni voleranno probabilmente in Canada.
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