Autrici di questi stucchevoli intrecci sono le Graffiti Grannys, un gruppo di otto donne tra i 45 e i 65 anni che durante la notte, in anonimato, tappezzano panchine, lampioni e staccionate con oggetti e rivestimenti ricavati dalla lavorazione della lana e dei filati. E così al mattino i cittadini si ritrovano attorniati da un’esplosione di colori vivaci e simpatiche forme, un tocco di eccezionale creatività urbana che punta a rendere più gradevole e armoniosa la routine quotidiana.Una singolare riappropriazione dello spazio urbano attraverso l’espressione artistica dello “yarnbombing” (bombardamenti di filati), una street art a metà strada tra il graffito e la guerrilla gardening con cui condivide la finalità di ri-valorizzazione dell’ambiente urbano. Le sue origini sono da far risalire al nome di Magda Sayeg, una texana che a partire dal 2005 ha iniziato ad ornare a maglia dapprima le maniglie delle porte del proprio negozio sino ad arrivare a lavori su commissione come l’autobus di Città del Messico o la Smart fortwo. Nel Regno Unito invece, a reinterpretare lo scenario cittadino ci sono le Graffiti Grannys che, tra un gomitolo e l’altro in giro per il mondo, hanno trovato un momento per rispondere alle nostre domande.
Da chi è composto il vostro gruppo?
«Siamo un gruppo di otto donne di età compresa tra i 45 e i 65 anni e, tra le nostre lavoratrici a maglia, c’è una signora di ben 97 anni!»
Riguardo la vostra storia, quando è nato il movimento Graffiti Grannys?
«I nostri yarnbombing sono iniziati il 1° aprile del 2010 quando abbiamo lasciato 68 topolini di lana sul muretto del molo di Marazion in Cornovaglia (Regno Unito) e da allora stiamo cercando di organizzare almeno un “yarnbomb” al mese».Quali sono i vostri valori guida e quali obiettivi intendete raggiungere?
«Ci piace rendere le persone felici e vederle sorridere quando si sorprendono del nostro lavoro! Organizziamo le nostre uscite di primo mattino o durante la notte quando non ci sono persone in giro, in modo da non poter essere riconosciute da nessuno. I nostri lavoretti vengono poi messi via dalle stesse persone che li raccolgono per tenerli con sé. Al momento siamo appena ritornate da New York dove siamo state invitate ad esporre i nostri lavoretti al Vogue Knitting Live, una mostra sulle lavorazioni a maglia. Ora i nostri lavori sono sparsi in tutto il mondo, la persone li raccolgono e li portano con sé nella città da dove sono venute. Inoltre abbiamo conquistato un sacco di fans e di followers sia nella pagina Facebook che su Twitter».
Se foste in Italia, in quale città organizzereste una delle vostre yarnbombing?
«Se fossimo in Italia, sarebbe bello fare azioni di guerrilla in tutte le città che ci sembrerebbero un po’ ingrigite. Ci piacerebbe rendere carini un po’ tutti i posti per veder sorridere le persone che passano di lì ad esempio per recarsi a lavoro».