di Annalisa Tancredi
La prima sostanza a cui il cucciolo d’uomo attinge per poter ricevere nutrimento e vitalità è il latte materno. Nei primi istanti di vita il bambino viene avvolto tra le braccia della mamma per nutrirsi di un alimento che non ha sostituti né animali né artificiali, con un gesto che rende benessere psico-fisico e immunitario al cucciolo e realizza la vita nel suo senso più intimo e primitivo. Il latte materno è quindi un Bene Comune a cui tutti i neonati hanno diritto e come tale va salvaguardato e difeso dalle minacce che oggigiorno incombono su di esso. Negli ultimi 100 anni infatti, il mutamento sociale, le pratiche di assistenza al parto, la disinformazione e la promozione di sostituti artificiali e biberon ha reso l’atto vitale dell’allattamento un optional per le madri o quasi una scelta educativa.
Come se non bastasse, un’ulteriore minaccia alla salute è costituita dalle sostanze tossiche che inconsapevolmente presidiano i nostri corpi: diossine, PCB (policlorobifenili), metalli pesanti, pesticidi ed altri composti chimici vengono immesse nel nostro ambiente da insediamenti industriali, inceneritori o prodotti di uso quotidiano e trasmesse al bambino attraverso la placenta ed il latte materno. Basti pensare che per convenzione il limite massimo di concentrazione di sostanze tossiche equivalenti (TEQ) nel latte materno è di 6 picogrammi ma, nel corso di alcuni campionamenti in Italia (1998-2001) sono stati rilevati livelli di 20,4 pg/TEQ nel latte materno delle mamme a Roma, 25-34 pg/TEQ a Marghera e 29,1 pg/TEQ a Taranto.
La Campagna Nazionale per la difesa del latte materno dai contaminati ambientali è stata lanciata con lo scopo di sensibilizzare genitori, personale sanitario, politici e addetti ai lavori sull’importanza dell’allattamento al seno e la salvaguardia della salubrità del latte materno, quale indice altamente rappresentativo dello stato di salubrità dell’uomo e del suo habitat. In particolare per contrastare la contaminazione la campagna sta richiedendo alle istituzioni italiane l’ approvazione di alcune misure come: il biomonitoraggio a campione del latte materno così come raccomandato dall’OMS; la ratifica anche per l’Italia della Convenzione di Stoccolma (2004), che fissa limiti all’emissione in ambiente delle POPs – Persistent Organic Pollutants; l’adozione di pratiche virtuose di gestione rifiuti (riduzione, recupero e riciclo Vs inceneritori); maggiori strumenti di controllo e l’istituzione del marchio “dioxin free” per gli alimenti.
La Campagna inoltre, nell’ambito delle attività di divulgazione, sta diffondendo il simpatico libricino on-line “Un mondo da salvare” (edizione cartacea Controvento) sulla questione dell’inquinamento da inceneritori del latte materno, scritto da Linda Maggiori una mamma del Gaaf – Gruppo Allattando a Faenza: “Un pomeriggio allattavo il mio piccolo Giona (2 anni) e inventavo favole con Gioele (4 anni). Gioele mi chiese di raccontare dei “camini che puzzano” e allora inventammo una storiella su un camino scorreggione che bruciava rifiuti…“. Il libro è accompagnato dalle illustrazioni dei bambini delle scuole primarie di Venafro e Sesto Campano Taverna, paesi con forti difficoltà ambientali.
Questo campanello d’allarme però non deve inibire le mamme di oggi e quelle future ad allattare: studi confermano che a parità di condizioni di inquinamento, i bambini nutriti al seno sono più in salute di quelli nutriti artificialmente. Resta quindi valida la raccomandazione dell’OMS di allattare al seno in modo esclusivo fino a 6 mesi per continuare fino a 2 anni e oltre con l’aggiunta di altri alimenti da svezzamento.
Scarica qui il libro.